Anche l’Università di Udine è tra i protagonisti del premio scientifico internazionale Breakthrough Prize 2025, fra i più importanti al mondo nel settore della fisica fondamentale. Il riconoscimento è andato agli esperimenti condotti con l’acceleratore Large Hadron Collider (LHC) del Cern di Ginevra, tra cui Atlas in cui opera un team di scienziati dell’Ateneo con la sezione locale dell’Istituto nazionale di fisica nucleare. Atlas ha contribuito, nel 2012, alla scoperta del bosone di Higgs, l’elemento mancante del Modello Standard, la teoria che spiega l’origine della massa nell’universo. L’Università di Udine è coinvolta nell’esperimento da oltre vent’anni.
Il gruppo di ricerca è guidato da Marina Cobal ed è composto, tra gli altri, da: Mario Paolo Giordani, Gilberto Giugliarelli, Simone Monzani, Giancarlo Panizzo, Laura Pintucci e i dottorandi Lorenzo Primomo e Bernardo Ricci. Tutti citati nel premio.
«Siamo contenti e orgogliosi – commenta Marina Cobal, docente di fisica sperimentale dell’Ateneo friulano – di questo riconoscimento che valorizza i grandi risultati ottenuti dall’esperimento Atlas e dal Cern, ma anche l’impegno e la competenza del nostro gruppo di ricerca a Udine nel campo della fisica fondamentale».
La Breakthrough Prize Foundation ha premiato Atlas “per le misure dettagliate delle proprietà del bosone di Higgs, che confermano il meccanismo da cui ha origine la massa delle particelle; per la scoperta di nuove particelle che interagiscono con la forza forte; per lo studio dei processi rari e dell’asimmetria materia-antimateria e per l’esplorazione dell’universo alle più piccole scale e nelle condizioni più estreme”.
Il team dell’Ateneo che lavora all’esperimento è formato da ricercatori dei dipartimenti Politecnico di ingegneria e architettura e di Matematica, informatica e fisica. L’equipe partecipa attivamente alle ricerche sulla fisica del Modello Standard e oltre. In particolare, contribuisce all’analisi dei dati e allo sviluppo di nuove tecnologie, come i sensori al silicio, per il futuro potenziamento dell’esperimento. I sensori vengono testati nella “camera pulita” del Laboratorio dei rivelatori al silicio dell’Ateneo.

