Susegana, 13 marzo 2025 – “Il vino è un valore reale che ci dà l’irreale”, affermava il celebre critico enologico Luigi Veronelli. Un’affermazione che sintetizza perfettamente il legame profondo e millenario tra il vino e l’espressione artistica. Questo intreccio di simbolismi, valori culturali e raffigurazioni pittoriche sarà al centro dell’incontro “Il vino nell’arte figurativa”, in programma giovedì 13 marzo alle ore 20.30 presso l’Azienda Agricola Conte Collalto di Susegana (TV). L’evento, a ingresso libero, si inserisce all’interno del Festival della Cultura di Moriago, sotto la direzione artistica della critica d’arte Lorena Gava, che guiderà il pubblico in un affascinante viaggio storico e artistico.
Un itinerario tra epoche e stili
La serata si aprirà con un excursus sulle prime rappresentazioni del vino, risalenti alle civiltà di Egizi, Sumeri, Assiri e Babilonesi, sino alla Grecia classica, dove Dioniso assurge a simbolo del rinnovamento della vita e delle stagioni. Nel mondo romano, la divinità del vino prende il nome di Bacco e viene spesso raffigurata con attributi iconografici come la corona d’edera e il tirso, bastone rituale con il quale si faceva zampillare il vino.
L’arte rinascimentale e barocca segna una svolta significativa: il Bacco scolpito da Michelangelo nel Museo del Bargello di Firenze rappresenta un’umanità fragile e vulnerabile, mentre il Bacco di Caravaggio, conservato agli Uffizi, assume una connotazione allegorica e cristologica, richiamando la simbologia del sangue di Cristo come redenzione e salvezza.
L’arte veneta e il vino: un connubio perfetto
La pittura veneta ha celebrato il vino in molteplici forme. Capolavori come il Baccanale degli Andrii di Tiziano, espressione di sensualità ed ebbrezza dionisiaca, o le Nozze di Cana di Veronese, con la sua magnificenza scenografica, sono solo alcuni esempi di una tradizione iconografica ricca e stratificata. Gli affreschi della palladiana Villa Barbaro a Maser, sempre di Veronese, restituiscono l’immagine di un’architettura avvolta da lussureggianti vigneti, simbolo di prosperità e abbondanza.
Nel Secondo Libro dell’Architettura, Palladio sottolinea persino la posizione strategica delle cantine, da collocare a settentrione e sottoterra per garantire la conservazione del vino, evidenziando la consapevolezza enologica dell’epoca.
Dal Rinascimento all’Ottocento: simbolismi e piaceri conviviali
Nel Rinascimento, la celebrazione del vino si intreccia con i temi mitologici, dalla figura di Bacco e Arianna nei Canti Carnevaleschi di Lorenzo de’ Medici, fino agli affreschi di Annibale Carracci a Palazzo Farnese a Roma. Il Seicento fiammingo, invece, porta il tema della vanitas, con raffigurazioni di grappoli d’uva e caraffe di vino, evocando il tempo che scorre e la caducità della vita.
Nel Settecento, con la diffusione delle Accademie di Agricoltura, la viticoltura diventa protagonista di innovazioni, come l’introduzione del tappo di sughero e l’uso di bottiglie in vetro scuro, che migliorano la conservazione del vino. I dipinti raffigurano scene di brindisi all’aria aperta, in contesti aristocratici e borghesi, mentre nell’Impressionismo francese, opere come “La colazione dei canottieri” di Renoir trasmettono l’allegria della convivialità tra amici, immersi in un’atmosfera luminosa e spensierata.
Munch, il Novecento e le avanguardie
Con il Novecento, il vino assume anche un valore più drammatico. “Il giorno dopo” di Edvard Munch, dipinto nel 1895, ritrae una donna sopraffatta dall’alcol, introducendo il tema dell’oblio e della solitudine. Le avanguardie storiche, come il Cubismo, spezzano le forme tradizionali, trasformando le nature morte con bottiglie di vino in astrazioni geometriche.
Nella Metafisica di Giorgio Morandi, il vino diventa presenza silenziosa, mentre artisti come Mafai e Sironi esplorano la dimensione interiore e malinconica del quotidiano.
Un finale di colori ed emozioni
La serata si concluderà con la visione di “L’Autunno in Versilia” di Plinio Nomellini (1912), un’esplosione di colori in cui grappoli d’uva e luce si fondono in un’ebbrezza visiva magica.
“È la stessa bellezza che ritroviamo nei paesaggi delle Langhe, del Monferrato, del Chianti e delle Colline di Conegliano-Valdobbiadene“, sottolinea Lorena Gava. “La fotografia e la pittura raccontano il legame secolare tra uomo e terra, restituendoci immagini di Cima da Conegliano, Giorgione e Tiziano, insuperabili narratori della cultura rurale veneta”.
Un appuntamento imperdibile per gli amanti dell’arte e del vino, un viaggio nella storia e nelle emozioni che il vino ha saputo ispirare nei grandi maestri della pittura.