di Edoardo Gridelli

Foto tratta dal sito del Teatro Rossetti: https://www.ilrossetti.it/ 

Anno:1959 Album: Kind of Blue, brano “So What”, al sax tenore un certo John Coltrane, al contralto Cannonball Adderley. al piano, Bill Evans al contrabbasso Paul Chambers e alla batteria Jimmy Cobb.

Già questi “mostri “del Jazz fanno venire i brividi agli amanti del genere, se poi consideriamo che un certo Miles Davis era alla tromba, allora parliamo del primo grande salto mostruoso che questo genio del Jazz ha scritto. Da qui parte e da qui nasce la storia fantasistica di chi rivoluzionò e trasformò questo amatissimo genere musicale. In “SoWhat” con un semplice cambio in potenza riducendo le scale del brano, portando all’osso la sua composizione ma rendendola così libera, lasciando tutto all’improvvisazione, svincolandosi così da armoniche più complesse ed ingarbugliate. Con questo brano Davis ha riscritto o meglio ha iniziato a trasformare il Jazz. E Fresu ha voluto ricordarcelo con una scritta sullo sfondo del palcoscenico ad inizio concerto, un aforisma di Davis: “Non suonare quello che c’è. Suona quello che non c’è.”, la pura verità e la musica che ne è nata, scaturita dalla genialità di Miles.

Un musicista unico, un trombettista eccezionale, un uomo dalle idee chiare e libere da vincoli armonici precedentemente imposti: è stato l’uomo che oggi ci fa ascoltare un Jazz diverso, che muta continuamente, libero da dettami o rigide imposizioni, inventando il Cool Jazz, l’Hard Bop Jazz, il Modal Jazz, Jazz Rock, fino ad arrivare al Funk.

Uomo e musicista imparagonabile, che ha cambiato non solo questo stile musicale, ma ha influenzato per cinquant’anni i cambiamenti musicali di ogni genere musicale e anche la stessa cultura dell’ascolto.

Questo di oggi è un tributo che il trombettista Paolo Fresu ha voluto offrire al Maestro, al Padre del Jazz moderno. Assieme a lui al pianoforte e fender Dino Rubino, al contrabbasso Marco Bardoscia, alla batteria Stefano Bagnoli al trombone e agli effetti elettronici e keyboard Filippo Vignato che, con la regia di Andrea Bernard e le realizzazioni di Marco Usuelli, ci hanno offerto sia una splendida performance dei brani storici di Miles David ad esempio “It Never Entered My Mind” e “Summertime” e creazioni originali come “Tempus” e “Malamiles”, contemporaneamente ci hanno anche fornito e arricchito di strumenti storici e di comprensione su Miles Davis e con il suo racconto, quello di Fresu e i video intercalati di Usuelli, ci hanno dato una inquadratura particolare del grande artista, impegnato attivamente anche nei diritti umani delle persone di colore.

Uno spettacolo che lascia proprio a tutti i cinque sensi un particolar tocco di piacere: la musica, l’odore della storia nel profumo della novità che Miles riuscì ad imporre nel Jazz, il tocco di voler avere sotto le dita quei tasti neri e bianchi di un pianoforte, il sapore di uno spettacolo quasi perfetto, perché come Davis nessuno può interpretarlo allo stesso modo, ce ne scusiamo con Fresu, del resto anche lui lo sa.

KIND OF MILES
Di e con Paolo Fresu, tromba, flicorno e multi-effetti
Con Bebo Ferra, chitarra elettrica
Dino Rubino, pianoforte e Fender Rhodes Electric Piano
Marco Bardoscia contrabbasso
Stefano Bagnoli, batteria
Filippo Vignato, trombone, multi-effetti elettronici, keyboard
Federico Malaman, basso elettrico
Christian Meyer, batteria

Regia Andrea Bernard

Video Marco Usuelli

Produzione Teatro Stabile di Bolzano