Ruderi della Cappella di san Canciano
Parterre del Castelletto
Nuove opere di arte contemporanea

Con l’inaugurazione di oggi si conclude ufficialmente il lungo ciclo di interventi di riqualificazione dell’area che va dal Castelletto al complesso delle Serre e include i ruderi della Cappella di San Canciano. Per l’occasione si è svelata, nei pressi del Castelletto, anche una nuova monumentale opera di arte contemporanea firmata da Davide Rivalta (Bologna, 1974), nel contesto della mostra Naturae, ambienti di arte contemporanea allestita alle Scuderie dove si inserisce nel percorso espositivo anche una imponente tela di Mario Schifano (Homs, Libia, 1934 – Roma, 1998).
Tra le nuove installazioni, anche un pannello tattile volto a rendere l’esperienza museale nel Parco storico di Miramare sempre più inclusiva.

Andreina Contessa, direttore del Museo storico e il Parco del Castello di Miramare: “Con il restauro dell’antico crocefisso e l’apertura della cappella di San Canciano e del parterre retrostante si conclude un grande ciclo di restauri e riqualificazioni botaniche portati avanti con determinazione in questi ultimi anni nell’area nord-ovest del parco, la più ricca, varia e visitata del vasto giardino. Il grande progetto ha cominciato a rendersi visibile nel 2020 col restauro del parterre, seguito dall’area del laghetto dei cigni – boschetto dei pruni, dal bagno ducale al gazebo panoramico, dalle serre nuove, Mira-lab e orangerie al piazzale dei cannoni. Il parco storico acquista ora la sua intera valenza di giardino romantico, dove trovano posto anche l’angolo della spiritualità e la passeggiata archeologica”
A proposito dell’”irruzione” dell’arte contemporanea in questo spazio: “In quest’area totalmente riqualificata trova posto un nuovo racconto, quello nel quale si incunea il nostro presente, con l’intervento dell’arte contemporanea, iniziato con la mostra Naturae, ambienti di arte contemporanea. In questo caso l’inquietante apparire della gigantesca statua del gorilla di Davide Rivalta ci ricorda che la forza della natura è più grande di noi e ha un’esistenza sua propria. In questo luogo di diletto e contemplazione, in un giardino dove la natura è addomesticata, assoggettata e disegnata dalla mano umana, l’incursione di una figura indomabile e selvaggia ci invita a riconsiderare il nostro rapporto con la natura.”

IL RUDERE DELLA CAPPELLA DI SAN CANCIANO
NOTIZIE STORICHE
Una chiesa sul promontorio di Grignano è menzionata in diversi documenti a partire dal secolo XIV, ma non è certo che si tratti del rudere attualmente sito nel parco di Miramare.
L’OPERA DI RILIEVO E ANALISI STRATIGRAFICA DELLA CHIESA DI S. CANCIANO
Per un affidabile inquadramento della storia costruttiva della chiesa di S. Canciano, è stata intrapresa l’opera di analisi stratigrafica delle sue murature superstiti che ha portato a elaborare una sequenza dei principali episodi edificatori che hanno interessato la struttura, dai lacerti superstiti delle murature più antiche, sino agli ultimi restauri di epoca moderna. In parallelo, si è proceduto al posizionamento e alla documentazione dei numerosi elementi architettonici e fittili di reimpiego di varia provenienza, nonché della fitta rete di iscrizioni a lapis o graffite poste sulle murature e distribuite all’interno dell’abside.
Il crollo del muro di facciata e di porzioni dei perimetrali di un edificio più antico è avvenuto probabilmente prima dei lavori per la realizzazione del Parco di Miramare, avviati nel 1856. Esistono documenti fotografici che ritraggono la chiesa in rovina all’interno del Parco durante l’epoca di Massimiliano d’Asburgo, quando furono effettuati i restauri orientati alla trasformazione dell’edificio in una rovina romantica tipica dei giardini ottocenteschi.
Secondo i graffiti a lapis sui montanti della finestra quadrata di sinistra dell’abside, questa doveva essere aperta ancora negli anni Ottanta dell’Ottocento; la sua tamponatura in mattoni copre parzialmente le iscrizioni. Probabilmente entrambe le finestre dell’abside sono state chiuse quando l’emiciclo accolse il grande crocifisso dedicato a Massimiliano, nel 1900.
Grazie all’utilizzo della tecnica del Georadar, inoltre è stato possibile appurare che non ci sono strutture archeologiche sepolte. Non sono state trovate tracce di edifici allineati con la chiesa né altre tracce di strutture precedenti.
RESTAURO DEL RUDERE
Il progetto di restauro ha previsto innanzitutto la messa in sicurezza del manufatto, iniziando dalla copertura dell’abside con sostituzione e/o integrazione degli elementi lignei strutturali e sostituzione integrale della copertura in lamiera zincata. Le murature sono state restaurate conservativamente e i giunti sigillati.
Anche il crocifisso ligneo è stato sottoposto a restauro conservativo. Per proteggere la statua dall’ambiente aggressivo è stato collocato un serramento verticale a tutta altezza in acciaio e vetro.
Alcuni elementi lapidei e reperti sono stati collocati: nell’abside, accanto al crocefisso, sono stati posizionati due urne cinerarie, un piccolo fonte con motivi naturalistici e una formella con putto in bassorilievo. All’interno della cappella, delimitata da un nuovo parapetto metallico, sono stati collocati reperti pregiati di piccole dimensioni. Qui hanno trovato posto anche una grande tridacna, un fonte angolare come acquasantiera, un disco lapideo per orologio solare/meridiana, sfere di cannone in pietra, un fonte con iscrizioni, parti di trabeazione, un fusto di colonna scanalato, una formella con motivo a croce e una trabeazione con decorazione a voluta.
All’esterno del perimetro fanno mostra di sé elementi più grandi come basi di colonna, capitelli con motivi naturalistici e abaco ottagonale, fusti di colonna e un grande fonte circolare. L’area è resa accessibile tramite una scala pedonale e un nuovo parapetto metallico.
RESTAURO DELL’ANTICO CROCIFISSO
Anche il crocefisso ligneo policromo alto circa 4 metri è stato oggetto di un accurato restauro. La tradizione dice che fu costruito in onore di Ferdinando Massimiliano con il legno della fregata Novara, nave sulla quale molti viaggi aveva compiuto Massimiliano e che ebbe il compito di riportarne spoglie dal Messico a Trieste. La figura del Cristo alta circa 1 metro e 80 centimetri ha i tratti drammatici e sofferenti del Christus patiens, con gli occhi chiusi e il capo ricoperto di spine reclinato sulla spalla destra. La scultura a tutto tondo presentava uno stato di conservazione molto critico ed è stato necessario un intervento attentissimo in laboratorio, soprattutto nella policromia fortemente erosa, che ha richiesto non solo pulitura, ma anche consolidamento, varie stuccature e fissaggio.

RICONFIGURAZIONE BOTANICA DEL PARTERRE DEL CASTELLETTO
UNO SPAZIO VERDE RESTITUITO
Il progetto di riconfigurazione botanica del parterre del Castelletto si inserisce nel quadro degli interventi realizzati nel corso degli ultimi anni con l’obiettivo di poter restituire una lettura degli spazi verdi aderente alla configurazione iniziale del Parco di Miramare. L’area verde oggetto di questo intervento mira a restituire dignità e leggibilità ad un vasto spazio finora poco connotato, che collega alcuni padiglioni molto significativi presenti nel Parco di Miramare: il padiglione del Castelletto, prima residenza di Massimiliano d’Asburgo e della sua sposa Carlotta del Belgio, il rudere di San Canciano e le Serre antiche, splendido esempio di serra in ferro e vetro ottocentesca.
Prima dell’intervento, l’area era caratterizzata da grandi campiture di prato, separate tra loro da percorsi pedonali e carrabili in ghiaino. Sono rimaste inalterate le alberature, per la maggior parte si tratta di conifere e cipressi. Tra queste, uno degli alberi monumentali del Parco, ossia lo splendido Corbezzolo greco, oltre ad alcune altre piante di corbezzolo collocate a raggiera attorno alla lontana centrale. Sin dalla sua fondazione, anche questa porzione del Parco è stata impreziosita da una fontana con statua, oggetto di un recente restauro, che rappresenta un punto focale di attenzione che si ritrova nelle planimetrie storiche e che viene valorizzato anche dal progetto di riconfigurazione dell’area.
Anche questo progetto si è basato su una attenta lettura delle planimetrie storiche a nostra disposizione e sullo studio della documentazione iconografica in nostro possesso, per la quale sono state particolarmente importanti le fotocromie databili tra fine Ottocento e primi Novecento. Si tratta di immagini che testimoniano ancora una volta l’uso di piante sempreverdi, come la l’hyllirca e la Cortaderia selloana o Barba della Pampa, che generano grandi masse di vegetazione a segnalare l’area attorno alla fontana.
Si è partiti dal presupposto che l’area adiacente al Castelletto doveva essere ragionevolmente connotata con un disegno a terra significativo e dalla volontà di rispettare e conservare l’esistente per procedere solo con una riproposizione del disegno ottocentesco, peraltro molto semplificato, che verrà realizzato attraverso la messa a dimora di bordure/masse sia di Phyllirea che di Cortaderia Selloana.
Le scelte botaniche sono state fatte nel rispetto di criteri di sostenibilità, in relazione alla manutenzione ordinaria e alla richiesta idrica delle piante.
Sono stati studiati scenari di fioritura sia primaverile che estiva. Nell’area dove sono state piantate le edere sono stati messi a dimora tulipani botanici che garantiranno la fioritura a da marzo: si tratta di bulbose che si moltiplicano e che rinaturalizzano, pertanto l’impegno economico iniziale garantirà la resa per le prossime stagioni primaverili. Per quanto riguarda l’estate invece saranno collocate canne indiche sia in prossimità delle aiuole della fontana che del grande trilobo. Queste fioriture dialogheranno con le aiuole esistenti di agapathus collocate ai lati della Serra storica. Dall’esperienza degli ultimi anni in Parco si è visto che anche le canne indiche garantiscono una ricca fioriture su più annualità; pertanto, anche in questo caso si è cercata una sostenibilità economica dell’impegno economico.
Infine, e collegandosi con l’esperienza iniziata nel 2020 con l’acquisto di 18 piante di aranci amari collocati nelle Serre nuove, il progetto permette di arricchire la nostra collezione di agrumi storici con l’inserimento di altre 31 piante in vaso che punteggeranno l’area. Anche in questo caso, come e già fatto per le prime 18 piante, gli agrumi verranno ricoverati nelle Serre antiche durante la stagione invernale e spostati all’esterno durante la bella stagione. L’auspicio è che anche queste piante si adattino e trovino una ottima collocazione nei nostri spazi, in modo da poter portare frutti di qualità, così da implementare la trasformazione e produzione di marmellate o prodotti gastronomici di pregevole qualità.

LE NUOVE OPERE DI ARTE CONTEMPORANEA
DAVIDE RIVALTA E MARIO SCHIFANO
Il Museo storico e Parco del Castello di Miramare a Trieste presenta un nuovo capitolo della grande mostra collettiva Naturae. Ambienti di arte contemporanea, esplorazione corale sul tema della natura e del suo profondo legame con l’essere umano, a cura di Melania Rossi, che aperto la rassegna MIRAMARE CONTEMPORANEA. Da mercoledì 16 aprile, due nuove opere firmate, una da Davide Rivalta (Bologna, 1974) e una da Mario Schifano (Homs, Libia, 1934 – Roma, 1998) si inseriscono nel percorso espositivo. L’esposizione, in corso sino a domenica 9 novembre 2025, è organizzata da MondoMostre e CoopCulture in collaborazione con il Museo storico e parco del Castello di Miramare.
“I nuovi lavori aprono a ulteriori riflessioni sulla relazione tra uomo e natura – è stato il commento di Melania Rossi, curatrice dell’esposizione -, puntando i riflettori sui modi in cui l’arte può diventare luogo di contemplazione e introspezione e farsi strumento di riscoperta delle meraviglie del mondo naturale”.
Una grande tela di Mario Schifano prende il posto di L’air de Vesuvio (2007) di Rebecca Horn, offrendo al pubblico la possibilità di confrontarsi con un altro grande maestro del secondo dopoguerra. Il rapporto di Mario Schifano con la natura attraversa tutta la sua produzione, anche se non viene mai rappresentata in modo descrittivo, ma per Schifano il paesaggio è un orizzonte interiore, uno spazio della memoria e dei ricordi.
L’intervento di Davide Rivalta, collocato negli spazi esterni del Castello di Miramare, dialoga con il suggestivo paesaggio del parco. Una presenza immersa nel verde crea un cortocircuito visivo nel giardino di Miramare, suggerendo una coesistenza armonica con la natura selvaggia.