Il tema della guerra percorre il teatro di tutti i tempi, mettendo spesso e con forza lo spettatore – l’uomo – davanti alle sue responsabilità e alle conseguenze atroci di ogni conflitto.
La guerra talvolta sembra un orizzonte lontano ma mai come in questo momento è incombente e ogni spunto di riflessione sul tema è necessario. Una chiave, volta al presente, è offerta dallo spettacolo “Gli occhi della guerra” di Gian Micalessin e Fausto Biloslavo che il Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia presenta al Politeama Rossetti venerdì 2 e sabato 3 maggio alle ore 20.30. Accanto agli autori – che saranno anche in scena – saranno sul palco gli attori Francesco Migliaccio e Adriano Giraldi.
«Dopo 40 anni di conflitti, quando si avvicina l’ora di appendere il giubbotto antiproiettile al chiodo, abbiamo colto con entusiasmo l’invito di Paolo Valerio di portare a teatro la vita, la morte, la paura, l’adrenalina, il dolore, la speranza, le emozioni di una vita in prima linea» hanno dichiarato i due autori, giornalisti e reporter di guerra dalla grande esperienza.
Attraverso i loro sguardo, il pubblico conoscerà molti aspetti di tanti conflitti vicini e lontani: le orbite rossastre di un bimbo soldato che ha già visto troppo, lo sguardo terrorizzato di un prigioniero, l’ultimo rigagnolo di vita nelle pupille di un ferito, la paura dipinta sul volto dei civili in fuga dalle bombe sono gli occhi della guerra incrociati in tanti reportage in prima linea.
«Ma gli occhi della guerra siamo anche noi, giornalisti, fatalmente attratti da conflitti esotici, dimenticati o alle porte di casa» spiegano Biloslavo e Micalessin. «I vostri “occhi della guerra” sono due figli di Trieste, che negli anni Ottanta hanno inventato assieme ad Almerigo Grilz, un’agenzia di free lance, l’Albatross press agency, con il sogno di girare il mondo in cerca dell’avventura e l’obiettivo di raccontare il lato oscuro dell’umanità, le guerre. All’inizio pensavamo che i conflitti fossero in bianco e nero, i buoni da una parte ed i cattivi dall’altra, ma ci siamo ben presto resi conto che non è mai così semplice e tagliato con l’accetta.
L’avventura è iniziata da Trieste, città di confine, all’Afghanistan quando era invaso dall’Armata rossa e Vasco Rossi arrivava penultimo a Sanremo con una canzone che è diventato il nostro motto: “Vita spericolata”, una vita come nei film. Sul palcoscenico del Rossetti vi porteremo con noi nel cuore dei conflitti di ieri e di oggi. Filmati e fotografie vi faranno vivere l’orrore della guerra e racconteremo come siamo diventati giornalisti di prima linea, dove non ci sono solo i momenti terribili della battaglia, ma l’umanità che emerge, come un papà che rischia la vita per andare a cercare il latte, per il figlio neonato, nell’assedio di granate e cecchini a Sarajevo.
Assieme scopriremo le piccole storie di vittime e protagonisti dei conflitti, dal bambino sopravvissuto ad un genocidio, alla brutalità dei boia di guerra, che messe assieme riflettono la grande storia di ogni conflitto.
Prima e dopo l’11 settembre vi parleremo di informazione e disinformazione, censure e paraocchi, quella nebbia che avvolge tutte le guerre. Solo chi va sul campo, a toccare con mano, può provare a raccontare almeno una piccola parte della verità o cercare di farlo con un minimo di onestà e correttezza.
Dietro le quinte dei grandi reportage parleremo anche di noi, dei sentimenti, della paura di non tornare a casa, dell’apprensione dei nostri cari, che vivono, ogni giorno che siamo via, in un’invisibile prima linea a distanza. E se vale la pena rischiare la pelle per un articolo o un servizio tv o bisogna fare un passo indietro al momento giusto. Almerigo è andato avanti troppo presto, ucciso il 19 maggio 1987 in Mozambico, mentre filmava un conflitto a fuoco fra ribelli e governativi. Il primo giornalista italiano caduto su un campo di battaglia, dopo la fine della seconda guerra mondiale. E purtroppo non è stato l’ultimo.
In Ucraina, con la guerra nel cuore dell’Europa, vi porteremo da una parte e dall’altra del fronte e nel Medio Oriente in fiamme vi faremo vedere come tutti combattono, senza pietà, uno scontro esistenziale.
Il giubbotto antiproiettile con la scritta Press, oramai diventata un bersaglio, è la nostra seconda pelle – concludono Fausto Biloslavo e Gian Micalessin – ma quando torniamo a casa ci rendiamo conto di quanto siamo fortunati a vivere da 80 anni in pace. Teniamoci stretta questa fortuna che da un momento all’altro rischia di andar perduta».
Biglietti sono ancora disponibili presso i punti vendita e nei circuiti consueti del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia: www.ilrossetti.vivaticket.it Informazioni sono disponibili sul sito www.ilrossetti.it e al tel 040.3593511.
GLI OCCHI DELLA GUERRA
di e con Fausto Biloslavo e Gian Micalessin
a cura di Monica Codena e Paolo Valerio
con Francesco Migliaccio e Adriano Giraldi
immagini a cura di Massimo Cetin
produzione Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia