Aperta al pubblico sabato 19 aprile, resterà accessibile fino al 29 giugno prossimo la mostra “Andy Warhol –
LOVE POP – Icons and Masterpieces”. Una monografica divulgativa che presenterà agli occhi dei visitatori
una selezione di 117 soggetti selezionati, dall’ampio archivio della Collezione Rosini Gutman, per dare corpo
ad un concept narrativo che si pone l’obiettivo non solo di documentare, ma anche di presentare un racconto
più confidenziale dello spirito con cui Warhol ha vissuto, incarnato e influenzato la sua epoca e le generazioni
a venire. “Ho conosciuto Andy Warhol nel 1975, ero appena un ragazzino, è stata una folgorazione che ha
cambiato per sempre una parte importante della mia vita. È ogni volta una gioia per me – spiega il curatore
Granfranco Rosini – poter condividere più di cinquant’anni di studio sul campo. Le opere esposte, oltre che
per il valore antologico, sono state scelte per i dettagli, gli aneddoti, i retroscena che ho avuto modo di
conoscere direttamente grazie alle relazioni costruite direttamente con Warhol e i suoi collaboratori.” Il
percorso espositivo in cui il visitatore andrà via via confrontandosi con le creazioni di Warhol, presenta non
solo classici iconici, ma anche un’ampia selezione di soggetti scelti per raccontare l’evoluzione stilistica e
tecnica dell’artista di Pittsburgh, approfondendo non solo la sua celebre produzione serigrafica, ma anche
le tecniche meno note, i soggetti ricorrenti e le collaborazioni che hanno definito il suo linguaggio visivo. A
differenza di altre mostre, che spesso cercano di catalogare l’immensità della produzione warholiana
secondo criteri cronologici o tematici, questo percorso espositivo propone una vera e propria narrazione
esperienziale. La mostra è arrivata in terra bellunese grazie alla capillare azione di fundraising sul territorio
condotta da Studio Suuing, che è riuscito a radunare attorno al progetto il sostegno di 24 imprese, in
un’operazione definita, in conferenza stampa, di mecenatismo contemporaneo.

Un percorso espositivo che è anche un viaggio umano e tra epoche

La mostra prende forma come un racconto per immagini, costruito attorno al dialogo fra Warhol e i suoi
contemporanei, fra memoria personale e storia dell’arte, fra unicità e ripetizione. Non è la mostra delle
gigantografie seriali, gli spazi di Palazzo Fulcis non lo consentono, ma piuttosto un racconto peculiare che si
snoda, opera dopo opera, partendo dal punto di vista privilegiato di chi ha potuto conoscere personalmente
Warhol e relazionarsi, negli anni, con il suo entourage e i suoi ambienti creativi.

Il risultato è una mostra dal tono autentico, emotivo, quasi confidenziale, che si riflette nell’allestimento e
nella scelta dei pezzi esposti. L’obiettivo non è solo documentare, ma evocare lo spirito di Warhol, il suo
sguardo sul mondo e la sua capacità di trasformare il quotidiano in icona.

E proprio in piena corrispondenza al concept con cui è stata creata la mostra, il percorso espositivo si apre
con un documento di rara intensità simbolica: il programma originale per la messa funebre di Andy Warhol,
celebrata il 1° aprile 1987 alla Cattedrale di San Patrizio a New York. Questo oggetto, selezionato come “soglia
concettuale” della mostra, stabilisce fin da subito un tono riflessivo e profondo, ricollegandosi all’idea
warholiana di Finzione come epitaffio esistenziale.
Al primo piano del museo, la mostra crea un raffinato dialogo con i grandi maestri del passato: tra le opere
esposte spicca un omaggio al Rinascimento italiano, ispirato al San Giorgio e il Drago di Paolo Uccello. Warhol
isola un dettaglio del dipinto, trasformandolo in una visione astratta e potentemente pop, giocando con il
colore e la forma per generare una nuova chiave di lettura iconografica.

Al secondo piano, prima di accedere al nucleo principale dell’esposizione, al terzo piano, il visitatore incontra
un’elegante composizione floreale: un Kiku, crisantemo simbolo della Casa Imperiale giapponese presentato
in una versione realizzata per un catalogo, contenente opere uniche, creato in occasione di una importante
mostra al Gendai Hanga Center di Tokyo; opera poi richiamata, al terzo piano, con l’esposizione di
un’altrettanto unica versione con una protezione realizzata sempre con motivo in oro, su foglio trasparente.
Questo passaggio introduce alla sala centrale, dove si articola la vera e propria costellazione warholiana
curata da Rosini, un viaggio tra opere iconiche, memorabilia, ritratti e rarità, all’interno di una dimensione
ideale che restituisce lo spirito vibrante e visionario della Factory.

Qualche anticipazione su alcune delle opere esposte al terzo piano

Nel cuore pulsante della mostra, situato al terzo piano di Palazzo Fulcis, si trovano alcune opere uniche su
tela, vere gemme della produzione warholiana, selezionate anche per il legame personale tra l’artista e i
soggetti ritratti o i collezionisti coinvolti. Una delle più suggestive, e davvero rara da vedere esposta, è il
ritratto di Regina Schrecker, modella, stilista e musa di Warhol, che qui accoglie il pubblico con
un’esplosione di colore e fascino pop.

Alle sue spalle, tra le altre opere, due magnifici ritratti di Liza Minnelli – altra grande amica di Warhol –
completano un trittico di icone che raccontano non solo la storia dell’arte, ma anche quella dello spettacolo
e della moda internazionale. L’esposizione è arricchita dalla copertina della rivista Interview e dalla cover
dell’album della Carnegie Hall, che immortalano il carisma di Liza e il ruolo centrale di Warhol come
catalizzatore della cultura pop.

Una menzione speciale va all’opera dedicata a Joseph Beuys, realizzata nel contesto della storica amicizia
con Lucio Amelio, e a quella su Man Ray, altro grande innovatore dell’arte concettuale, qui rappresentato
con una rara “Prova d’Artista” serigrafica proveniente dalla collezione personale di Giuliana Romani Adami,
figura chiave anche nella vita del curatore.

Fanno parte della selezione, in mostra a Palazzo Fulcis (BL) fino al 29 giugno prossimo, anche icone assolute
legate alla produzione di Warhol come la Sedia Elettrica, il Dollar Sign, le Campbell Soup, opere che
incarnano i temi ricorrenti di Warhol: consumismo, bellezza, morte e desiderio. In mostra si trovano anche
oggetti pop rari come il Campbell Soup Dress firmato, un Apron ottenuto da tessuti stampati con un errore
cromatico, e la celebre Invitation Card dedicata a Marilyn Monroe utilizzata come invito per la mostra da
Leo Castelli nel 1981.

In una delle teche, infine, spiccano il catalogo firmato da Warhol con disegno originale e l’Index Book con
pop-up, che racchiudono lo spirito giocoso e irriverente di un artista che ha rivoluzionato per sempre il
concetto stesso di opera d’arte.

Biglietteria, viste guidate, laboratori

Tutte le informazioni relative a orari di visita, acquisto biglietti, visite guidate, attività didattiche per ragazzi
e famiglie sono consultabili accedendo al sito www.andywarholbelluno.it. Le visite guidate e le attività
didattiche vanno prenotate e concordate direttamente tramite gli uffici del Museo Civico di Palazzo Fulcis
tramite i seguenti contatti: [email protected] – tel. 0437 913323.