
Al di là di qualsiasi considerazione il “Mein Kampf” di Adolf Hitler è stata più che un’autobiografia, un manifesto programmatico di una allucinazione per il mondo intero. Con questo “libello” di circa 400 pagine, un popolo intero seguì la “Sua Battaglia”, affabulatoria, spasmodica di vendetta, costruita sull’odio che portò alle devastanti conseguenze che tutti conosciamo: dall’Olocausto, alla Seconda Guerra Mondiale, alla nascita di un partito settario e spietato di cui possiamo definire lo stesso Hitler il suo Dio e lo era anche per un popolo intero e i suoi seguaci. Perché dunque allora riportarlo alla ribalta e sulle scene teatrali questo libro, tradotto in drammaturgia in un monologo di Stefano Massini?

Il discorso è molto semplice e lo abbiamo sempre pensato anche noi, nell’intervista che Ilaria Lucari ci propone nella brochure de “Il Rossetti” con il regista, autore e attore Massini che ci sottolinea che sia in Germania – dopo innumerevoli polemiche – nel 2016 è stato rieditato e perché persone come Bertott Brecht, Primo Levi fino a Liliana Segre abbiano sempre sostenuto che questo infame libro fosse letto da più possibili persone. Massini ci sottolinea che forse l’Occidente abbia ancora paura che queste parole allucinanti contenute nel libro potessero funzionare nuovamente e che un libro “furbo”, terribilmente furbo, muovendo i tasti di una povertà infantile ed una vita da pittore di strada, per portare l’uomo Hitler a uomo eroe dell’intera popolazione in una retorica da frutto scadente della società in una visione messianica, chiaramente psicotica che è riuscita a “drogare” con le sue ideologie, un’intera popolazione, può nuocere ancora. Una cosa è certa però: anche se non conosciamo il grimaldello, la struttura del pensiero distorto della società che Hitler aveva, ed anche la furbizia con cui con questa operazione di totale coinvolgimento di oltre 62 milioni di abitanti che aveva Germania nel 1925, anno della sua prima pubblicazione, potremmo cadere un domani in un altro tranello, credendo e seguendo ciecamente “… Che è il fatto che quando domani accenderò il televisore e vi ricomparirà qualcuno senza baffetti, qualcuno in giacca e cravatta probabilmente scelto con un cast perché molto telegenico ed empatico, ripeterà gli stessi argomenti, gli stessi toni, le stesse identiche cose, io non riconoscerò quei toni, perché non mi è stato dato di conoscerli”, parole molto chiare ed esplicite di Massini di cui siamo pienamente concordi.
Ed ecco che al di là di ogni dubbio leggere, o rileggere il”Mein Kampf” o assistere a spettacoli come quello di Massini, per offrire delle più che giustificate ed essenziali difese mentali e psicologiche davanti ad eventuali personaggi simili che con varie sfumature, anche dopo il 1945 si sono affacciate ed hanno avuto fin troppi consensi in tutte le parti del mondo. “Estote parati”: stiamo attenti e vigiliamo dunque su cosa e chi ci parla furbescamente, insinua dubbi malati sulla democrazia liberale e su ciò che significano le nostre fondamentali libertà, conquistate proprio con il sangue anche durante la Seconda Guerra Mondiale.

Massini vuole concentrare l’attenzione solo sulle parole, non su abiti o scene hitleriane: la scenografia è minimalista, caratterizzata da una pedana bianca inclinata: un libro bianco su cui Hitler inizia scrivere il “Mein Kampf” e bastano le sue parole per farci comprendere bene di cosa si parli dove il corpo vestito di nero di Massini si anima lungo la pedana, come il sali e scendi delle idee hitleriane, fino al primo discorso di Hitler, il 16 ottobre 1919 a Monaco di Baviera, nella sala di una birreria chiamata Hofbräukeller a una riunione del Partito dei Lavoratori Tedeschi, muovendosi in questo spazio limitato, dando voce a un giovane Hitler, già pienamente esaltato e consumato neurologicamente: le sue idee sono di una follia estrema, dando voce ai questi suoi pensieri e alle sue impressionanti ideologie espresse, rappresentando la complessità psicologica e malata di Adolf Hitler senza ricorrere a parodie caricaturali di questo “personaggio”. Forse sembrerebbe Massini abbia “umanizzato” fin troppo la figura di Hitler, parlando nei primi 20 minuti della sua infanzia tra Braunau sull’Inn e Lipsia per poi giungere a Vienna, ma in realtà, ad un ascoltatore attento, il monologo di Massini sottolinea già una mente deviata, malata, iraconda e tangibilmente invidiosa del giovane Hitler, essendo un invisibile culturalmente, moralmente e falso anche con se stesso: a Vienna i suoi sogni di entrare all’Accademia di Belle Arti di Vienna si infrangono per ben due volte:viene bocciato in entrambi i casi, Hitler allora devia la sue incapacità sul mondo intero e qui si auto incoraggia ad essere il salvatore di una Germania “piegata su se stessa, senza nerbo”. Mammone fino al midollo, Hitler, alla morte della madre si trasferisce definitivamente a Vienna nel 1907 e vive di espedienti, tra scarabocchi pittorici e di cartoline illustrate da vendere, dormendo in dormitori pubblici, ma proprio qui il suo vaneggiamento antisemita si compie, considerando i “parassiti” ebrei come la causa principale della “ignavia” del popolo tedesco di cui si sente sempre più il cittadino e salvatore trasferendosi appositamente a Monaco di Baviera nel 1913, dove cerca di collegare le sue fantasie utopiche e scellerate passando giornate intere nella bibioteca”Bayerische Staatsbibliothek“, sognando i vari imperatori prussiani e, fino ai barbari germanici e figure mitologiche, creandosi così una falsa riga del super uomo, del mito ariano dell’odio verso gli ebrei e verso tutto e tutti quelli che non fossero di stirpe ariana (ma il primo era proprio lui). Ma Sarà la I°Guerra Mondiale e la sconfitta germanica a dargli lo spunto e la forza oratoria che non aveva, essendo come tutti gli invidiosi incapaci di alzar la voce, di trovare la forza di tenere il suo primo discorso già accennato prima e di scrivere il “Mein Kampf” che lo aiuterà anche ad assumere il potere assoluto in Germania nel 1933, libro carico di odio e divulgazione basilare per cogliere le origini dell’ideologia nazista, ma è anche un testo intimamente pericoloso, se non lo si presenta in maniera adeguata e giusta come Massini ha fatto, perché in parte, il libro è responsabile tra l’altro della giustificazione teorica dei crimini del Terzo Reich per alcuni, ancora adesso.
Del resto per far comprendere al meglio la follia di un simile protagonista tra i più nefasti, se non il piu’ dannoso del ventesimo secolo e il suo libro, crediamo che questa sia stata la scelta più giusta nel partire già da pensieri adolescenziali già deviati, forse succube della povertà della famiglia o della poca voglia di seguire le regole anche della scuola, dove era scarsissimo nei voti se non nel disegno e quindi mai averebbe potuto diventare come suo padre un impiegato – ufficiale della dogana austriaco, Hitler? Uomo anche frustrato dalla sua pochezza…
Massini non si è soffermato su tutte le paranoiche elucubrazioni che Hitler ha esposto in “Mein Kampf”, ricordando, a ragione, l’antisemitismo dello stesso, omettendo in parte gli altri desideri maniacali e folli, espressi nello scritto che sono anche tra le fondamenta della sua ideologia, come il razzismo biologico, le ambizioni di ampliamento territoriale e diversi altri pensieri maniacali e disturbati, ma del resto la “prova d’autore” di Massini è già così sconvolgente per lo spettatore che a nostro parere ha già offerto un chiaro quadro delle follie contenute in questo libro scritte da uno psicopatico delirante che si credeva un dio a modello di “Odino”. Come per il “Libretto Rosso” di Mao, dove tra i suoi discorsi e citazioni, una si può riportare a mo’ di esemplificazione: “Ogni comunista deve afferrare la verità: il potere politico nasce dalla canna di un fucile.” e come di Vladimir Il′ič Lenin, pseudonimo di Vladimir Il’ič Ul’janov e il suo libro “Stato e rivoluzione” in cui si riallacciava e ampliava le sue idee su una dittatura del proletariato e sulla trasformazione rivoluzionaria dello stesso mondo, libri che abbiamo voluto acquistare leggere, come una edizione nel 1975 del “Mein Kampf”, dove tra una scrittura a volte incomprensibile almeno per noi, zeppa di errori e di farneticazioni, forse una traduzione di scarso valore (ma non lo crediamo) ci pare il caso di riportare due piccoli brani: “Le nazioni,o, meglio le razze fornite di caratteristiche creatrici hanno insite, nascoste, queste condizioni, anche se in alcuni momenti, situazioni esterne, impediscono alle loro buone qualità di attuarsi. Rappresentare come barbari, come incivili, i Germani dai tempi precedenti il Cristianesimo è una inconcepibile stupidaggine… Ma questa capacità originaria creatrice di civiltà non deriva solo dal clima nordico” e ancora nel delirio più elevato,anche per la sintassi “Ci si rechi a teatro e si assista ad una commedia alle 3 del pomeriggio e alle 8 di sera, e si resterà meravigliati dell’impressione e dell’effetto..si accorgerà che la rappresentazione fa minore impressione di giorno che di sera…così una rappresentazione di Parsifal produrrà in Bayreuth un’impressione diversa che in nessun altro posto al mondo. Il fascino segreto del teatro” sul colle Burgerreuth” nell’antica città di Mongravio non può essere paragonato o sostituito da altro”. Non abbiamo voluto riportare dei capitoli interi: quasi tutto questo “dannato” libro è ricco dei dettagli più assurdi e inconcepibili, ma accennato alla furbesca demenza di Hitler dove Massini ci porta durante lo spettacolo. Forse avrebbe potuto addentrarsi di più anche su altre certe follie che non erano solo propaganda ma il pensiero di uno squilibrato, ma già rimarcando lo stermino poi anche organizzato in maniera maniacale e con tanto di programmi ingegneristici, ferroviari e di alloggiamenti eseguiti dai suoi seguaci, divenuti SS e pure con la Wehrmacht, quindi con soldati anche di leva, questo “uomo” ha portato ad una catastrofe l’intera umanità e un popolo, quello ebraico.
Noi grazie a queste letture da ragazzi, ci siamo resi conto di non aver affatto perso tempo a decidere che la vera libertà di pensiero e di vita è racchiusa nella democrazia liberale, magari ci fosse stato un Massini negli anni “Settanta-Ottanta” a portare in scena monologhi come questi e magari se anche altri scrittori, attori, registi, portassero con questa veemenza, bravura e presenza sul palco, in scena altre assurde follie come quelle scritte da Mao, Lenin e soprattutto di Stalin: sarebbero delle “lezioni” da apprendere velocemente…
In replica il 16 Aprile alle ore 20:30 alla “Sala Assicurazioni Generali” de “Il Rossetti”

MEIN KAMPF
Da Adolf Hitler
Di e con
Stefano Massini
Scene Paolo Di Benedetto
Luci Manuel Frenda
Costumi Micol Joanka Medda
Ambienti sonori Andrea Baggio
Produzione
Teatro Stabile di Bolzano, Piccolo Teatro di Milano, Teatro d’ Europa
In collaborazione con Fondazione Toscana Spettacolo
Riportiamo per offrire il giusto omaggio a Stefano Massini brevi note dal comunicato stampa de “Il Rossetti”:
Stefano Massini è artista associato al Piccolo Teatro di Milano, di cui è stato Consulente Artistico dal 2015 al 2020, dopo il grande successo del suo Lehman Trilogy, diretto da Luca Ronconi nell’edizione italiana, precedente a quella angloamericana firmata dal premio Oscar Sam Mendes. Proprio al Piccolo iniziò la sua carriera teatrale come assistente ospite di Luca Ronconi nel 2001, quattro anni prima di aggiudicarsi il Premio Tondelli a Riccione Teatro. Ha vinto due Premi Ubu (2013 e 2015) e il Premio della Critica nel 2007, anche per gli spettacoli realizzati nel
sodalizio artistico tuttora in corso con Ottavia Piccolo. Teatrante a 360°, scrittore, drammaturgo, narratore, è l’unico italiano ad aver vinto, nel 2022, un Tony Award, premio Oscar del teatro americano, oltre a rientrare nelle terne finaliste del Premio Laurence Olivier e del Premio Molière.
I suoi testi sono attualmente tradotti, pubblicati e rappresentati in 40 lingue sui
palcoscenici di tutto il mondo, da Broadway alla Comédie-Française, da Berlino a Madrid, dalla Cina alla Corea, dal Sud Africa a Cile, Iran, Canada, Australia.
Ha ricevuto alcuni dei massimi premi: un “Tony Award”, il “Prix Médicis Essai”, il “Prix Meilleur Livre Étranger”, il premio “Selezione Campiello; premio SuperMondello”, il premio “De Sica, e il “Prix Meilleur Auteur Vivant Les Cyranos”