Giovedì 17 aprile alle ore 18.30 nella Sala Comunale d’Arte (piazza Unità 4) sarà inaugurata la mostra personale di Daniela Mezzetti intitolata “Metaforme, all’origine delle cose”.
La mostra sarà aperta fino al 7 maggio ogni giorno, feriali e festivi, in orario 10-13 e 17-20 a ingresso libero.
Attraverso le opere esposte la mostra offre l’occasione di immergersi nel mito greco e di provare ad inoltrarsi nel labirinto del proprio io: affrontare le oscure regioni di Ade, incontrare Persefone, maga e trasformatrice, e finalmente emergere a nuova vita consapevoli e trasformati come dopo un’iniziazione misterica.
In tutte le opere di Daniela Mezzetti traspare il suo profondo amore per la Grecia, per la sua cultura e per i suoi miti, tanto profondi quanto attuali. Nelle opere esposte in questa mostra in particolare si individua la ricerca dell’archē, di quell’originario principio costitutivo dell’esistente come appare appena emerso dal primordiale elemento liquido e dalla materia inconsapevole di sé, com’era prima che Kronos la avvolgesse nelle sue spire serpentine mettendo in moto il tempo.
Daniela Mezzetti crea in questi lavori un contrasto di segni decisi e di figure evanescenti che suggeriscono potenze aniconiche, ancora incapaci di assumere forme definite e perciò sempre ibride, mutevoli, eccessive, che trovano precisi richiami in quelle forze primordiali che Esiodo cercherà di ordinare in una teogonia fondante. Eccoci così nel mito prima che l’intervento di Zeus ponga fine al caos e decreti l’ordine olimpico e la religione della polis. È nel magma incandescente di questa atmosfera primitiva, tra le indefinite espressioni del magico e del divino, in cerca di un osservatore che le nomini e ne decreti l’esistenza, che trae ispirazione il lavoro di Daniela Mezzetti. Per rappresentare queste forze titaniche l’artista sperimenta la tecnica mista e i pastelli ad olio per provare ad evocare l’ineffabile e il mistero che le circondano.
Così dallo sfondo, dove prevalgono le forme circolari alla ricerca di un centro nascosto, si staccano enigmatiche figure che emergono ancora indeterminate, frutto del vorticare degli atomi e della continua danza degli elementi soggetti all’irresistibile pulsione di Ananke, la dea della Necessità, che incalza il destino di tutti gli esseri viventi. È una genesi sofferta che cerca di esprimere il dramma del venire alla luce. Non si sfugge alla regola della continua rigenerazione in questa crudele catena di nascita – crescita – riproduzione – morte e rinascita, se non con sforzo e serena consapevolezza, sotto la guida di Mnemosine e delle arcane dee del fato. Solo così l’anima può essere finalmente liberata dal giogo delle reincarnazioni. Miti, questi, comuni a tutte le culture arcaiche che ci restituiscono in forme allegoriche e poetiche la loro capacità di confrontarsi con gli aspetti primordiali dell’inconscio.