“Thérèse” di Stefano Ricci, con Donatella Finocchiaro, Alberto Carbone, Giulia Eugeni, Alessandra Fazzino – produzione del Teatro Biondo di Palermo – andrà in scena, poco dopo il suo debutto nazionale, al Politeama Rossetti da venerdì 4 a lunedì 7 aprile, ospite della Stagione di Prosa del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia.
Sul palcoscenico anche l’operatore di camera Giulio Magazzù, i movimenti sono di Stellario Di Blasi, le musiche originali di Andrea Cera, le scene di Eleonora De Leo, i costumi di Gianluca Sbicca, light designer è Gianni Staropoli, assistente alla regia Liliana Laera.
Confrontandosi con “Thérèse Raquin”, il celebre romanzo naturalista di Émile Zola, Stefano Ricci, che firma testo e regia, stringe saldamente la mano di Donatella Finocchiaro e la conduce in quella che è una rivoluzione copernicana conoscitiva, in un sistema orbitale antropologico che parte dalla figura di Thérèse e, attraverso il Tempo, fotografa le fragilità del nostro quotidiano.
La torbida storia di adulterio, delitto e rimorso, che Zola definiva un «grande studio psicologico e fisiologico», nel quale ha fatto «su due corpi vivi ciò che i chirurghi fanno su dei cadaveri», assume nello spettacolo di Ricci le caratteristiche di un’indagine dei nostri giorni, un vagabondaggio nell’acre coscienza di poter sopravvivere dopo la tragedia in un mondo privo di intelaiatura emotiva.
Ricci destruttura l’opera di Zola per raccontare il tempo che abitiamo oggi, a partire dal senso di colpa che condiziona i comportamenti dei personaggi come un’affezione, un’attitudine corporale e febbrile.
Il teatro fisico e catartico di Ricci, nel quale parola, immagine e gesto concorrono alla realizzazione di un immaginario polimorfo, diventa dunque lo spazio per l’elaborazione di un lutto, di un’assenza fisica e morale, la riscoperta dell’arte della responsabilità dopo che il sole si è fermato.
«Respirando l’estinzione e la memoria del disfacimento si compie il solstizio» scrive Stefano Ricci nelle sue note. «Il moto apparente dei corpi è sempre in relazione a un sistema rispetto al quale lo osserviamo. Il solstizio si basa su coordinate impreviste: per Febo è la volta celeste, per noi uomini la morte; in entrambi i casi si ha l’impressione di un arresto.
Cos’è la fine e come attraversare un evento così cruciale da condizionare la nostra esistenza, eppure altrettanto analitico e stordente da rivelarne l’inconsistenza?
Le derive di un rapinoso senso di colpa costellano la traiettoria di una Voce e di altri tre corpi celesti evocati; configurazioni in cerca di un assente scheletro della pietà.
Scendere a patti con la propria Antartide nei confronti di un soggetto una volta amato e poi lasciarlo ghermire, imperturbabili, dalla Signora con la falce che, scippando via la vita, rivela il sepolcro delle nostre mancanze.
Cosa resta durante e dopo la sottrazione del soffio vitale: quali forme assumono le cadute, la compassione solidale?»
Biglietti sono ancora disponibili presso i punti vendita e nei circuiti del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia: www.ilrossetti.vivaticket.it Informazioni sul sito www.ilrossetti.it e al tel 040.3593511.
THÉRÈSE
ispirato a “Thérèse Raquin” di Émile Zola
testo e regia Stefano Ricci
con Donatella Finocchiaro, Alberto Carbone, Giulia Eugeni, Alessandra Fazzino
operatore di camera Giulio Magazzù
movimenti Stellario Di Blasi
musiche Andrea Cera
scene Eleonora De Leo
costumi Gianluca Sbicca
light designer Gianni Staropoli
assistente alla regia Liliana Laera
suggeritrice Michela Culmone
direttore di scena Sergio Beghi
coordinatore dei servizi tecnici Giuseppe Baiamonte
produzione Teatro Biondo Palermo