
Partiamo dal presupposto che “Anna Karenina” è il capolavoro della letteratura realista di fine Ottocento e che Lev Tolstoj, nella sua incommensurabile bravura, abbia trasferito nelle pagine di un racconto i dubbi, le inquietudini, i desideri umani con straordinaria potenza, profondità e veridicità, nascondendoli solamente in parte sotto una trama di un dramma d’amore, per portare alla luce la sua ancora viva riflessione sulle differenze e convenzioni sociali e la sua sempre presente ricerca filosofica dei suoi drammi.
Che la Ranzi si sia superata in questo dramma è indubbio, mettendo in risalto le sfaccettature e la complessità del personaggio “Karenina”, dove anche nel suo suicidio si “leggono” e comprendono i simbolismi di Tolstoj: lo stesso treno e la stazione, molte volte presenti nel dramma, che porta alla morte la donna, non sono altro che il tempo ineluttabile che passa e che incide sulla protagonista, allontanata dall’alta società, divorata da dubbi e gelosie, dopo aver lasciato il marito per l’agognato amante, a compiere l’ultimo gesto: il suicidio.
Ma non solo il simbolismo è la forza penetrante di questo dramma e dello stesso spettacolo, il capolavoro di Tolstoj di ampio respiro è una forte contrapposizione tematica sull’amore: tra quello romantico e familiare, rendendo il disegno secondario del romanzo non meno importante, dove Francesco Biscione ci offre un “Lèvin” perfetto: aristocratico ma dalle idee progressiste, innamorato di Ekaterina “Kitty” Ščerbàckaja, magistralmente interpretata da Mersila Sokoli con cui riesce a costruirsi, dopo un suo primo rifiuto, un vero rapporto e a sposarla, costruendo una famiglia solida, grazie al suo percorso interiore: il suo tormentato animo, segnato da dubbi esistenziali, paure e riflessioni sulla fede, che lo porterà infine a riuscire a trovare nelle cose elementari in un vissuto, fatto di lavoro e onestà il vero senso della sua vita anche attraverso il suo credo religioso.
Lo spettacolo, sotto la regia di Luca De Fusco riesce a ricollocare ogni rigo filosofico e sociale di Tolstoj, dalla sua feroce critica sociale verso l’ipocrita alta società russa nei confronti della donna e delle relazioni extra coniugali, da quasi tutti in realtà avute, ma ben celate e nascoste fino a rifiutare di ammetterlo fino allo sfinimento del proprio io, al realismo psicologico che compromette i pensieri e distorce una realtà auto costruitasi nei protagonisti. De Fusco, insieme al drammaturgo Gianni Garrera hanno valorizzato l’origine letteraria di questa opera immensa che tutti conoscono avvalendosi di un cast di tutto rispetto con Galatea Ranzi nel ruolo di Anna, la protagonista che, pur essendo sposata con Aleksej Karenin nella figura di Paolo Serra e con un figlio, si innamora perdutamente di un ufficiale dell’esercito, Vronskij, interpretato da Giacinto Palmarini , per il quale la giovane Kitty rifiuta inizialmente, la proposta di matrimonio di Lèvin
Suggestive le proiezioni anche delle celebri frasi del libro come :”Tutte le famiglie felici sono uguali,ogni famiglia infelice è infelice a modo suo…” e di quelle più significative nel finale drammatico dele disperate riflessioni di Anna Karenina, sdoppiate, con la splendida e bravissima Galatea Ranzi Bernardi presente sul palco e proiettata in diretta recitativa su telo d’animazione.
Ricordiamo inoltre che giganti della letteratura al tempo di Lev Tolstoj inneggiarono al grande capolavoro da lui pubblicato fra il 1875 e il 1877: Fedor Dostoevskij lo elogiò definendolo “la perfezione”. Ma anche la critica contemporanea ha apprezzato la bravura di questa appassionata figura femminile sospesa tra l’Ottocento e le vicissitudini dei giorni nostri. Tre le coppie sotto la lente d’ingrandimento: non solo Anna, il marito ufficiale governativo e l’amante, tra senso dell’onore, passione e disprezzo, ma anche quello fallimentare e logorato di Oblonskij – interpretato da Stefano Santospago – e Dolly, con Debora Bernardi e quello con un legame sereno e benedetto di Lèvin e Kitty.
Una “Anna Karenina” che sotto la regia di De Fusco e l’ adattamento di
Gianni Garrera e lo stesso De Fusco, ha incantato “Il Rossetti”, grazie anche a i perfetti e ricchi costumi e scenografie molto studiate e apprezzabilissime di Marta Crisolini Malatesta
ANNA KARENINA
di Lev Tolstoj
adattamento Gianni Garrera e Luca De Fusco
Regia Luca De Fusco
Aiuto regia Lucia Rocco
Scene e Costumi Marta Crisolini Malatesta
Luci Gigi Saccomandi
Musiche Ran Bagno
Coreografie Alessandra Panzavolta
Proiezioni Alessandro Papa
Debora Bernardi
Produzione Teatro Stabile di Catania / Teatro Biondo di Palermo
Con:
Galatea Ranzi ( Anna Karenina )
e con (in o.a.)
Debora Bernardi ( Dolly )
Francesco Biscione ( Levin )
Giovanna Mangiù ( Betsy )
Giacinto Palmarini ( Vronskij )
Stefano Santospago ( Oblonskij )
Paolo Serra ( Karenin )
Mersila Sokoli ( Kitty )
Irene Tetto ( Lidija )