
foto di Alida P.
La maggior parte di noi non si sofferma molto a pensare al significato delle parole più usuali del nostro vocabolario o del vero concetto di un luogo in cui siamo abituati a sentirne parlare quasi quotidianamente o andarci per il nostro diletto. Parliamo proprio del teatro. Allora iniziamo da qui: dalla parola stessa di dove siamo stati trasportati fisicamente nel suo mondo segreto, il “dietro le quinte” del “Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia Il Rossetti””: La parola teatro deriva dal latino theatrum, che a sua volta proviene dal greco antico θέατρον (théatron), derivato dal verbo θεάομαι (theáomai), che significa “guardare”, “osservare”, “contemplare”.


Dunque, etimologicamente, il teatro è il “luogo in cui si guarda” o “spazio per la visione”, riferendosi originariamente all’architettura destinata alla rappresentazione scenica e, per estensione, all’arte drammatica stessa.
Ecco a noi piace la parola visione, nel senso più ampio della parola, dove, attraverso le voci, la musica, il balletto, i concerti, registi, attori e tutto il mondo che circonda una qualsiasi rappresentazione, offrono una “visione” a volte onirica, a volte drammatica, ma che può divenire anche scherzosa ed ironica sulla nostra società e su quello che le precedenti generazioni ci hanno insegnato, attraverso il loro vissuto, grazie alle intuizioni geniali di tanti scrittori, drammaturghi, poeti e musicisti fin dagli albori della nostra civiltà.
Crediamo che la parola “visione” piaccia molto anche a Ilaria Lucari, che con il suo testo elaborato ed interpretato da Giulio De Santi, curato da Paolo Valerio, ci ha offerto, certamente uno sguardo nel retroscena di ciò che accade in uno spettacolo sul palcoscenico e la storia del nostro amato”Politeama Rossetti” -Politeama perché Il nome stesso, “Politeama”, indica una sala ad uso misto. infatti è conosciuta sia per l’allestimento teatrale ma anche di spettacoli di danza, operette, balletti, concerti e musical e tale è il “Rossetti, ed ha fatto trasparire dal suo testo il suo amore sviscerato che condividiamo su questo luogo dove il genio nella fantasia umana possono sempre insegnare o almeno farci meditare forse su nostre convenzioni sbagliate.


Ilaria Lucari, giornalista, Responsabile dell’ufficio Stampa del “Il Rossetti”, da anni “combatte” con eccezionale professionalità la gestione di uno dei punti cardine della sopravvivenza di un Teatro, le comunicazioni tra una miriade di comunicati stampa, media con sapienza le relazioni con i mass media, i vari teatri, immaginiamo risolva problemi logistici che ogni spettacolo ha, tra protagonisti, permessi comunali, logistica, interviste esterne, ed essa stessa scrive interviste e prefazioni sulle brochure mensili edite dal “Teatro” per, il più ricco carnet 2024-2025 che “Il Rossetti” abbia avuto da nostra memoria: compito sicuramente da dover affidare ad una donna che ama profondamente il suo lavoro e ciò che più importa, amare il teatro in ogni sua forma.


Torniamo a guardare “Il Rossetti” dall’esterno, nato dalla mente dell’architetto Nicolò Bruno e i suoi lavori di edificazione che terminarono nel 1878, dopo dieci mesi di lavoro nell’allora Via dell’Acquedotto (oggi Viale XX Settembre): l’attore Giulio De Santi ha iniziato a svelarci i “segreti” del “Il Rossetti”, basandosi sulla elaborazione dal testo della Lucari, che vi era il porticato per accogliere le carrozze coi cavalli, la pavimentazione in masegno triestino e la capienza del teatro – che era visibile in modo imponente da lontano – era di ben 5000 posti, ma gli spettatori comuni ( quelli importanti avevano un posto d’onore ) non sedevano nelle poltrone come oggi, si stava sui palchetti nel Loggione o in Galleria. Lo spazio che occupa ora il pubblico poteva, di volta in volta, essere allagato per istituire spettacoli di battaglie navali, ospitare gare di lotta greco romana, boxe, esposizioni culturali, opere liriche, spettacoli circensi e perfino il cinematografo. Poteva anche essere affittato per la somma di 300.000 fiorini (all’incirca 10.000 Euro di oggi) e fu dedicato a Domenico Rossetti De Scander, mecenate, letterato, geografo e Procuratore civico di Trieste, di cui porta ancora il suo nome. Centrale anche la figura di Giorgio Strehler che proveniva da una famiglia di impresari teatrali, per lungo tempo al “Rossetti” si privilegiarono spettacoli di Lirica con figure del calibro della Soprano Maria Callas, operette dirette da Franz Lehar o ospitare Richard Strauss nel 1905 e di un Concerto dell’Orchestra della Scala diretta da Arturo Toscanini e l’addio alle scene di Vittorio Gassman con “Anima e Corpo” nell’ottobre del 1996 a cui non potevamo mancare.


Il primo restauro avvenne nel 1928 a cura dell’architetto Umberto Nordio, è proprio lui che fece installare nel Foyer (da focolare, luogo di ritrovo) lo splendido lampadario di vetro soffiato artigianale insieme ai bassorilievi di Marcello Mascherini: anni bui però avvolsero Trieste fino anche alla sua chiusura nel 1956. Solo grazie alla volontà di Nino Pontini e Ugo Irneri lo si riaprì nel 1969, per giungere poi all’ultimo restauro degli architetti Luciano Celli e Marina Cons tra il 1999 e il 2001, per donarci tra l’altro “LA CUPOLA STELLATA” affrescata di un cielo che possono rappresentare gli affreschi della originaria del 1878, passando poi negli anni ’50 a poter essere aperta nelle notti stellate : non dimentichiamo che inizialmente la capienza spettatori era di ben 5000 unità ed i teatri non hanno finestre, dovevano creare un ricambio d’aria: geniale!
Ora le stelle sono migliaia di fibre ottiche…con un cristallo Swarovski ciascuna! Ma quante sono? Oggi i posti per il pubblico sono 1531…ad ogni spettatore è dedicata una stella del nostro incantevole teatro: uno dei più belli ed inaspettati al mondo.
Ma quello che abbiamo detto, dai racconti della Lucari, finora è poco: questa “scoperta” de “Il Rossetti”, avviene in punta di piedi, delicatamente, come il carattere dell’autrice e ci offre uno sguardo profondo e non solo storico o meramente tecnico del nostro Teatro.


Nel “Rossetti Open” Giulio De Santi ci parla anche di mestieri antichi come il suggeritore che non solo deve conoscere gli attori e la trama della pièce ma anche le loro pause, volute o interlocutorie ; o a quelli quasi scomparsi come il luciaio che gestiva i fari a combustibile : ci vuole talento. E naturalmente tutto il lavoro che c’è dietro, con i camion la mattina presto con i loro fly cases che contengono tutto uno spettacolo (trucchi, scenografie, costumi…) e le Compagnie teatrali un mese prima inoltrano la loro scheda tecnica molto dettagliata.


Hanno sempre un minimo di due, tre macchinisti e naturalmente i loro tecnici per gli effetti speciali (neve finta, caduta di foglie… oggi però si usano molto veli con proiezioni), anche se ultimamente c’è la tendenza a mescolare le varie tecniche affiancate alle più moderne in 3D. E poi il Laboratorio nel Sottopalco sempre disponibile ad una qualsiasi impellente riparazione anche elettrica se necessario, la distanza tra il proscenio e i vari sistemi per i fondali (Broadway ha fatto storia) che cambiano ad ogni rappresentazione, i marchingegni sulle colonne, un lavoro d’equipe minuzioso che deve essere al sincrono sempre, per abbassare/inclinare il palcoscenico (che è di legno, interamente smontabile) e non dimentichiamoci che il Palco del “Il Rossetti”, può divenire all’improvviso per una rappresentazione una pista ghiacciata per balletti sul ghiaccio.


Naturalmente la cura dell’acustica è imprescindibile per un buon teatro: nell’ammezzato troviamo un enorme botola per le orchestre. Non poteva mancare la visita nei camerini, praticamente una casa, anzi, “casuccia”, così chiamata dagli attori, la maggior parte del loro tempo per prepararsi alla rappresentazione la trascorrono lì. Una curiosità: devono presentarsi 35 minuti prima in camerino, pena una multa comminata dal regista che sarà immancabilmente devoluta alla Casa di riposo per artisti di Bologna. E le infaticabili sarte che a volte sono pure costumiste che, dietro le quinte, osservano con occhio allenato la “tenuta dei costumi” pronte, al caso, con l’ago già inserito a rattopparli velocemente con i loro rocchetti di filo colorato.


Chiaramente “Il Rossetti” cela ancora tanti e tanti misteri, storie poco conosciute, un mondo nel mondo, che almeno in parte oggi in questo chiamiamolo pure spettacolo, si è svelato a noi, grazie alla penna di Ilaria Lucari.
“ROSSETTI OPEN”
Da un testo di Ilaria Lucari
A cura di Paolo Valerio
Testo elaborato ed interpretato da Giulio De Santi
Produzione Teatro Stabile del FVG “Il Rossetti”