Estrarre terre rare in modo sostenibile dai prodotti elettrici ed elettronici a fine vita. È l’obiettivo del progetto di una giovane dottoressa di ricerca dell’Università di Udine, Martina Sanadar, che ha vinto una borsa di ricerca biennale di 242mila euro del programma europeo “Marie Skłodowska-Curie”. Si tratta di una delle più importanti iniziative dell’Unione europea sviluppate nel quadro del programma Horizon a sostegno delle ricerche di eccellenza post dottorato. Le terre rare sono materie prime ormai indispensabili in numerosi settori come ambiente, difesa, energia, trasporti, telecomunicazioni, informatica ed elettronica.
Il “Marie Skłodowska-Curie” seleziona annualmente i giovani studiosi più promettenti dando loro l’opportunità di condurre un progetto scientifico spostandosi tra istituzioni e Paesi diversi. La borsa di ricerca di Martina Sanadar appartiene infatti alla categoria “Global fellowship”. Prevede cioè uno o due anni di ricerca in un Paese extraeuropeo e uno nell’Università sede principale, in questo caso l’Ateneo friulano. Si tratta di borse altamente competitive, quest’anno ne sono state finanziate il 16,3%, 1696 su 10360 domande.
La ricerca
Il progetto di Martina Sanadar applica un approccio originale per un recupero efficace e selettivo di terre rare utilizzando dei materiali innovativi chiamati ionogel. Questo è un materiale gelificato che combina alcune proprietà peculiari dei cosiddetti “liquidi ionici” – alta selettività per i metalli, stabilità termica, bassa volatilità – con i vantaggi di un materiale solido che può essere più facilmente rigenerato e riutilizzato. Questo permetterebbe di migliorare il riciclo di prodotti elettrici ed elettronici riducendo la dipendenza europea dalle importazioni. Inoltre, consentirebbe di limitare l’accumulo di batterie nelle discariche dove potrebbero rilasciare sostanze tossiche e metalli pesanti che andrebbero a inquinare suolo e falde acquifere.
La ricerca è coordinata dal Dipartimento Politecnico di ingegneria e architettura dell’Ateneo friulano con la supervisione di Andrea Melchior, docente di fondamenti chimici delle tecnologie. Il primo anno del progetto verrà sviluppato nel Laboratorio federale svizzero per la scienza e la tecnologia dei materiali (Empa), il secondo all’Università di Udine.
Martina Sanadar ha conseguito il dottorato in Scienze dell’ingegneria energetica e ambientale all’Università di Udine. Attualmente sta compiendo un periodo di ricerca nel Centro nazionale della ricerca scientifica (Cnrs) di Orléans, in Francia.
Le terre rare
Dall’europio al lantanio, dal cerio al lutezio, le terre rare e altri metalli strategici, come il cobalto, sono l’“oro” del terzo millennio. Vengono impiegate per produrre, fra gli altri: cellulari, tv, computer, pannelli fotovoltaici, fibre ottiche, lampade ad alta efficienza, turbine eoliche, batterie per automobili elettriche, convertitori catalitici per auto, apparecchi medicali, magneti, radar e sistemi balistici. Le terre rare sono essenziali per settori produttivi strategici per l’Unione europea, ma presentano un alto rischio di approvvigionamento.
L’Ateneo e i bandi di ricerca internazionali
Per favorire l’attrattività di giovani di talento l’Università di Udine ha adottato una politica di incentivazione alla presentazione di progetti di ricerca su bandi competitivi a livello europeo di prestigio, come “Marie Skłodowska-Curie Actions”, prevedendo un supporto finanziario per la presentazione di progetti e modalità concrete di accoglienza dei vincitori. L’Ateneo ha, inoltre, previsto la chiamata diretta come ricercatori a tempo determinato in “tenure track” di vincitori di progetti dello European research council (ERC) che abbiano il profilo Starting Grant, cioè che siano nella fase di carriera compresa tra i 2 e i 7 anni dal dottorato di ricerca.