I volontari, incarnazione della speranza nel reale quotidiano
In questo Giubileo siamo chiamati ad essere segni di speranza. Io a Trieste ne vedo tanti. Si tratta di uomini e donne di ogni età che decidono di rischiare il dono di un qualcosa che nessuno potrà mai rendere indietro: il loro tempo. È quello che ha fatto anche Dio, entrando nel tempo.
La gratuità dei volontari sta certamente nella loro competenza messa al servizio della comunità e soprattutto di persone vulnerabili, ma ancor di più sta nell’immettere nel concreto quotidiano il dono di se stessi. Come dice papa Francesco “la vita non è tempo che passa, ma tempo di incontro”. E i volontari si spendono in un incontro fruttuoso per il bene della propria comunità, immettendo l’invisibile nel reale della città: la gratuità di spendersi per ritrovarsi arricchiti di umanità. E così incarnare la speranza.
Le possibilità di questa gratuità sono infinite. Mi vergogno a fare qualche esempio, perché faccio torto ai tanti che tralascio. Ma per bisogno di concretezza non posso che guardare alla vita che freme di passione e compassione. Nel mio vagare ho incontrato la miriade di associazioni che si prendono cura dei malati, degli anziani, dei disabili, dei bambini malati. Ma poi c’è la galassia dei volontari che si spendono nelle attività educative: basti pensare agli scout, agli oratori, ai vari associazionismi. E poi mi ha colpito l’effervescenza dell’Università della Terza Età: la porto a emblema di tutta quella marea di persone che animano la vita culturale in modo spontaneo, creativo, fantasioso.
Nella mia storia ho incontrato volontari che coniugavano la loro fede in Dio con il servizio gratuito a chi neanche conoscevano: volontari dell’AVIS (dono del sangue), del dono degli organi, e poi gli Alpini, la protezione civile, associazioni dalle denominazioni più strane ma che inventano le modalità per soccorrere chi è in difficoltà, senza badare se sono buoni o cattivi, del proprio partito o dell’altro, simpatici o antipatici. Fiumane di persone che si adoperano per intervenire prontamente quando ci sono catastrofi ambientali, che si cimentano nell’aiutare anche chi ha sbagliato e si trova in carcere, che si adoperano per assistere i migranti e cercare di aiutarli a integrarsi nella legalità e a ritrovare speranza.
Persone che si impegnano al servizio delle famiglie in difficoltà, al servizio delle donne maltrattate, al servizio della vita nascente. E si potrebbe continuare: volontari nei centri di ascolto per incontrare chi è in difficoltà, volontari che si prendono cura delle persone cadute nelle dipendenze, che si adoperano per la difesa dell’ambiente e la salvaguardia del creato, per la cura del proprio quartiere… per le tante forme di povertà.
E poi ci sono tutti i volontari che si spendono con passione nelle associazioni sportive e per rendere accessibile a tutti i ragazzi la gioia del fare sport.
Celebrare il Giubileo dei volontari significa accorgerci di un vastissimo numero di persone che spendono il proprio tempo – spesso nell’ombra – per il bene della comunità. Sono segni di speranza. Abbiamo bisogno che la città sia abitata da persone che sono segni di speranza con la loro gratuità. Che sanno immettere l’invisibile nel reale: la dignità del tempo donato perché la vita sia tempo di incontri che reciprocamente arricchiscono. Un’allusione alla pienezza di vita che è presagio di eternità.
Per questo domenica 9 marzo alle 15.30 ci troveremo nella Cattedrale di San Giusto per gioire e per ringraziare per i tanti volontari che sono “segni di speranza”. Tutti invitati.
†Enrico Trevisi
Vescovo di Trieste