ASUGI informa che è stato appena pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica internazionale Science of the Total Environment uno studio condotto dal Prof. Luca Cegolon (UCO di Igiene e Medicina Preventiva di ASUGI) – in collaborazione con il Prof. Giuseppe Mastrangelo (Università di Padova), il gruppo di ricerca MercuRILab dell’Università di Trieste (diretto dal Prof. Stefano Covelli) e la UCO di Medicina del Lavoro di ASUGI (diretta dalla Prof. Francesca Larese Filon). L’indagine ha rilevato i livelli di mercurio nei capelli di pescatori e lavoratori dell’indotto della pesca di Marano Lagunare, un piccolo centro costiero che si affaccia sulla rispettiva laguna.
La laguna di Marano e Grado era stata individuata come Sito di Interesse Nazionale (SIN) dal D.M. 468/2001, a causa di una contaminazione storica plurisecolare da mercurio sotto forma di cinabro riversato dal fiume Isonzo – drenante il distretto minerario di Idria in Slovenia (secondo deposito naturale più grande al mondo dopo Almaden in Spagna) – e in forma inorganica da scarichi industriali incontrollati. Più recentemente, con il D.M. n.81 del 31/03/2017 la denominazione SIN di “Laguna di Grado e Marano” è stata modificata in “Caffaro di Torviscosa” a seguito anche di una riperimetrazione a terra ridotta a soli 208 ettari.
Nel settore orientale della laguna, in corrispondenza della foce del fiume Isonzo, studi precedenti avevano rilevato concentrazioni di mercurio nei sedimenti fino a 11 mg/kg, che si riducevano progressivamente a 5 mg/kg nel settore centrale e 0.7 mg/kg nel settore occidentale della stessa. Tuttavia, mentre la contaminazione del settore orientale della Laguna era prevalentemente attribuibile a mercurio di origine minerale (il cinabro o solfuro di mercurio) proveniente dall’Isonzo, nei pressi della foce del fiume Aussa-Corno il mercurio rilevato nei sedimenti presentava una componente significativa in forma inorganica, di origine industriale.
L’indagine dell’Università di Trieste, condotta nei primi mesi del 2024 a Marano Lagunare, ha confrontato la concentrazione di mercurio nei capelli di 73 pescatori (32 di mare aperto, 30 di laguna e 11 misti) e 83 residenti locali lavoratori dell’indotto della pesca con 93 residenti del Bellunese (prevalentemente agricoltori o malgari). L’indagine si è concentrata su pescatori e lavoratori della pesca perché, secondo la letteratura, hanno inevitabilmente maggiore accesso e disponibilità al consumo di pesce rispetto alla popolazione generale. Residenti di un’area montuosa sono stati scelti come categoria di confronto per il motivo opposto, essendoci meno diponibilità di pesce in montagna (dove tra l’altro costa anche di più) e la cucina locale è prevalentemente basata su cibi a base di carne.
Il livello mediano di mercurio rilevato nei pescatori (2.56 mg/kg) e nei lavoratori dell’indotto della pesca (2.31 mg/kg) era significativamente superiore a quello degli agricoltori delle Dolomiti (0.58 mg/kg) ed aumentava con il consumo di pesce locale, in particolare quello fresco, ed in categorie come pescatori, venditori ittici o ristoratori.
Sebbene questi valori di concentrazione di mercurio nei capelli rilevati nei pescatori e nei lavoratori della pesca di Marano siano leggermente superiori al limite (2 mg/kg) raccomandato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità per la popolazione, tali concentrazioni sono ancora ben inferiori a 11.5 mg/kg, il limite sotto cui non sono stati osservati finora effetti avversi sulla salute umana. La situazione attuale, quindi, si può considerare di relativo equilibrio e non controindica il consumo di pesce della laguna, anche perché il pesce veicola pure il selenio, elemento chimico con azione antagonista al mercurio. Tuttavia, è raccomandabile che donne in gravidanza e bambini in fase di crescita limitino il consumo di pesce fresco a non più di un pasto a settimana.
Si tratta della prima indagine che quantifica e documenta l’esposizione a mercurio tramite consumo di pesce locale in categorie a maggior rischio fra i residenti costieri della laguna di Marano e Grado, una delle più grandi lagune in Europa. Lo studio informa anche sul livello di esposizione a mercurio nella popolazione generale di una area a basso rischio quale le Dolomiti.
Viene quindi fornita una risposta ai legittimi dubbi, diffusi a livello di popolazione generale, circa l’impatto della contaminazione ambientale da mercurio nella laguna di Marano e Grado, rilevando un’esposizione relativamente limitata nell’uomo.
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