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Viaggio tra i luoghi tartiniani di Pirano


Testo di Daniela Paliaga

Piranon, così viene nominata nel VII secolo dall'Anonimo Ravennate, esisteva già da prima. Il nome è probabilmente di origine celtica e significa alto colle. Secondo tesi più moderne e vendibili a scopo turistico trarrebbe nome dal fuoco che veniva acceso sul promontorio per guidare i naviganti verso il porto di Aegida ( antico nome di Capodistria) dal greco Pyr = fuoco= FARO Oggi sulla Punta c’è un faro ed è stato collocato nel 1872!

Nella sua area sono stati trovati resti romani, sia nella zona più bassa della penisola che sotto il Duomo dove in antico molto probabilmente sorgeva un tempio. 

Fece parte dell'Esarcato ravennate (impero bizantino), poi fu sotto la protezione e il dominio dei Patriarchi di Aquileia (XIII sec.) Nel rione di Punta si conserva ancora la sede del loro gastaldo con gli stemmi dei patriarchi (gli originali sono stati distrutti durante la ristrutturazione della casa), nel vecchio Tribio oggi piazzetta Turšič.

Dopo vari tentativi di rimanere autonoma, il Maggior consiglio decise di passare sotto la dominazione veneziana chiedendo alla Serenissima di includerla nei suoi territori. L’ atto di dedizione venne firmato nel 1283. Vi rimase fino al 1797 quando, con il trattato di Campoformido, fu ceduta all’Austria. Seguì un breve periodo sotto i francesi e poi dal 1815 fino al 1918 di nuovo fece parte dell’Austria-Ungheria. Dopo l’8 settembre del 1943 finito lo stato italiano, fu occupata dai tedeschi che si ritirarono intorno al 20 aprile del 1945. Il 1 maggio la liberazione grazie ai gruppi GAP del CLN locale sotto il comando del CLN Italia settentrionale. Le formazioni partigiane jugoslave furono a Pirano verso la metà di maggio del 1945. Iniziò allora un aspro conflitto politico fra il CLN locale che aveva preso e liberato la città e preso il potere, e il partito comunista sloveno e jugoslavo. Il 6 febbraio 1946 si sciolse il CLN e da quel momento, preso il sopravvento, inizia il governo militare dell’esercito jugoslavo. Nel 1954 la firma del Memorandum di Londra sancì l’amministrazione jugoslava entro la linea di demarcazione del 1947. L’accordo di Osimo del 1975 la trasformò in confine di stato fra Italia e Jugoslavia. L’implosione della Jugoslavia nel 1990 fece nascere nel 1991 lo stato indipendente della Repubblica di Slovenia. 

Oggi Pirano è una città slovena con molti cittadini di lingua madre oltre che slovena e italiana, croata, serba, kossovara, bosniaca, ma anche russa, ucraina, giapponese, etc. risultato soprattutto della fortissima immigrazione dall'entroterra jugoslavo avvenuto negli anni 50, 60, 70… e in seguito agli avvenimenti politici degli ultimi trent’anni. 

In Slovenia Pirano viene considerata una delle perle dell'industria, dell’economia turistica del paese. Oggi la città conta circa 1000 abitanti, prima della seconda guerra mondiale ne contava quasi 10.000. Subì l'esodo, il primo nel 1943, (se ne andarono coloro che erano compromessi con il regime fascista), nel 1945 un secondo esodo, ma quello massiccio che spopolò la città avvenne fra il 1950 e il 1960, soprattutto dopo il 1954 con il Memorandum di Londra che assegnava questa zona fino al Quieto (zona B), all'amministrazione jugoslava…Intorno al 95 % della popolazione nel giro di una decina di anni abbandonò la città.

Luoghi tartiniani

Piazza Tartini, piazza centrale, è la più recente delle poche piazze (campielli) della città. La sua ristrutturazione, su progetto dell’architetto Boris Podrecca, è cominciata negli anni ’90 ed è terminata nel 2007. Precedentemente, in epoca jugoslava era diventata un grande parcheggio. Il progetto di questo famoso architetto (ita-slo-serb-austr) ha implementato la struttura ricreando idealmente l’occhio del primitivo mandracchio ( esistente dalle origini della città al 1894, anno del suo interramento finale). Intorno all’elisse lo stilizzato disegno a grandi campi quadrati ricordano i cavedini e dunque il guadagno e il benessere dato ai piranesi in oltre 1000 anni di attività delle sue numerose saline. 


Piazza Tartini

Piazza Tartini, prese questo nome prima che vi fosse posta la statua, su proposta del podestà Pietro Vatta, nipote di uno degli eredi di Pietro Tartini a sua volta nipote del violinista. Nel 1896 fu inaugurata la statua in bronzo, opera di Antonio dal Zotto ( bozzetto a grandezza naturale in gesso nel Museo Civico di Bassano). Il piedestallo neo rococò è opera dello scalpellino triestino Antonio Tamburlini. 

Il contratto per la statua fu firmato nel 1893, realizzato però più tardi causa impegni dello scultore, che aveva eseguito pure la statua a Carlo Goldoni a Venezia e a Tiziano a Pieve di Cadore. Nel ’93 gli morì la moglie Ida Lessiac, alla cui memoria lasciò una dedica sul violino in bronzo di Tartini. La festa e l’inaugurazione vide una grandissima partecipazione di popolo il 2 agosto 1896! Particolarmente felice la collocazione che, insieme alla statua, offre uno splendido colpo d’occhio sul Duomo incombente e sul campanile. Presenti fra i numerosi ospiti provenienti da tutta la regione Antonio Smareglia (aveva composto per l’occasione l’Inno a Tartini) e Giuseppe Caprin.


Municipio

Sulla piazza si affacciano numerosi edifici importanti della città: il Municipio in stile storicistico, arch. Giovanni Righetti di Trieste, inaugurato nel 1879, il Tribunale del 1891 opera di G. Moso e E. Nordio, sul luogo del demolito Fontico del 1301 e del Monte di pietà.

La Casa veneziana detta “Lassa pur dir” della metà del XV sec. voluta da un mercante (forse veneziano (forse capodistriano, della famiglia Belli, De Belli). Osservare fra le due bifore del secondo piano il blasone con il leone rampante che regge il nastro con su scritto Lassa pur dir e sotto lo scudo con la B. Elegante casa in stile gotico veneziano di cui si è conservato solo l’esterno. Belle le decorazioni con le testine dei committenti, i leoni, il poggiolo d’angolo e la trifora centrale. Restaurata qualche anno fa ha il colore originale dell’intonaco. In passato era dipinta di rosso.

Casa natale di Tartini, palazzo tardobarocco e neoclassico di colore giallino con doppio ordine di finestre e paraste che scandiscono la facciata sulla piazza, una volta sul mandracchio. Era una casa gotica del XIV-XV sec. 


Targa

Una targa del 1846 ricorda la nascita in questa casa del grande violinista. All’interno belle e importanti pitture parietali in tutti i piani e due sale dedicate alla memoria del virtuoso, compositore, maestro e al suo violino.

La casa ebbe le sue maggiori trasformazioni dalla fine del XVIII secolo fino ai primi decenni del XIX secolo su commissione dell’ultimo erede Pietro Tartini e quindi dei suoi nipoti e pronipoti nel ramo acquisito con la moglie Lucia Vatta. Oggi è di proprietà e sede della locale e omonima Comunità degli italiani di Pirano.

A sinistra della casa la chiesetta di San Pietro, fondata nel 1272, ristrutturata e ingrandita nel 1818 in stile neoclassico dall’arch. Pietro Nobile.

I Pili portabandiera in piazza Tartini, si trovano in entrata in piazza:
quello di San Marco, con il leone alato, due versi in latino. Sul questo ci sono le misure di lunghezza valide nel territorio di Pirano: la pertica (si misuravano le grandi superfici, vigne, campi, piazze…), il passo, il brazzo, la mazza (per la tela, le stoffe), la stropa (per la legna o meglio per la corda che legava il fascio di frasche, legna, ecc.). Sull’altro lato una lode al podestà Lodovico Sagredo per la sua onestà nei pubblici uffici;
quello di San Giorgio con il bassorilievo del Santo e i versi che dicono come , grazie alle preghiere degli avi, il santo proteggerà la terra piranese. Su un lato il simbolo del podestà Malipiero (la zampa di gallo) che in epoca socialista fu scelto quale simbolo del Comune di Pirano.

Imboccando Via dell’ospedale a destra si sale per una cinquantina di metri e sulla destra si visita il Convento di San Francesco che dà proprio su un campiello veneziano. Costruito fra il 1301 e il 1318 fu rimaneggiato nel XVIII secolo e poi nel XIX ad opera dell’arch. Righetti. Il chiostro molto bello, eseguito da padre Furian nel XVIII sec. ha un’ottima acustica e in estate è luogo riservato per concerti di musica classica. Nell’interno ad aula unica, in centro presso l’altare la tomba di famiglia dei Tartini, privilegio che Gianantonio acquisì nel 1689 con la sua dedizione e vicinanza a questo ordine di cui era stato nominato Procuratore (sindaco). Lui, la moglie Caterina Zangrando e alcuni figli sono ivi sepolti. 

A sinistra della navata il Righetti ricavò tre cappelle, in una di queste, la prima, sovrastata da una cupola collocò quella che era stata la pala d’altare per tre secoli, cioè la tela con la Sacra conversazione e santi di Vittore Carpaccio (1518). Fu messa al sicuro in Italia nel 1940 in seguito alla sua all’entrata in guerra. 

L’edicola è stata ricostruita e completata con le parti che sull’altare reggevano la tela. L’opera si trova oggi nel museo della Basilica del Santo a Padova. Si attende la sua restituzione. 

Importante e molto bello il pulpito ligneo del XVI sec. sulla parete della navata a destra. Sono rappresentati i simboli dei quattro evangelisti in bassorilievo dipinto e dorato. 

Usciti dal convento si vede subito a sinistra la chiesetta di Santa Maria della Neve, del XV sec. Voluta da una gentildonna certa Elgandruna (in alcuni testi Elgandona) De Vanto ( 1404) contiene oggi la pittura gotica su tavola più bella in Slovenia, pittura legata alla tradizione italiana. Attribuita a Nicolò di Antonio da Pirano, attivo a Padova nella prima metà del Quattrocento. Vi sono rappresentate la Crocifissione, l'Annunciazione e la Natività.

Dopo avere percorso un breve tratto nella Carrara Granda si salgono a sinistra i gradini che portano verso il duomo.


Battistero

Il battistero, venne trasferito dalla zona oggi del sagrato, davanti al Duomo nel 1600. Ha forma ottagonale, come in origine ma ingrandito, conserva all’interno un’antica arca romana del I. sec. trasformata in vasca battesimale. nella sacrestia si conserva una finestra del primo edificio preromanico e nelle pareti ci sono frammenti murati di ornamenti del X sec. Una pala con il battesimo di Cristo forse di un allievo del Tiepolo.

Il campanile

Alto 43,18 su modello di quello di Venezia, ebbe due contratti per due esecutori diversi. Il primo comprendente lo zoccolo fino alla ringhiera fu opera del capodistriano Giacomo Nodari, e l’altro fino alla sommità di Bonfante Torre da Venezia. Costruito in arenaria ha numerosi elementi in pietra bianca istriana. E’ sormontato dalla statua in rame dorato, girevole, dell’arcangelo Michele, alta oltre 3 metri. Il campanile fu eretto nel 1607. L’angelo è del 1769. È più vecchio del campanile di Venezia al quale si ispirarono gli architetti, poiché quello veneziano nei primi anni del XX secolo crollò. 


Duomo

Il Duomo

Il complesso del Duomo ha tre componenti: la chiesa, il campanile e il battistero.

Oggi lo vediamo imponente nella sua versione barocca, veneta, con la facciata ad occidente in stile giganteggiante, finestre e portale timpanati, scritte in latino e finestra cieca centrale al posto del rosone gotico (che si vede nel modellino di legno della chiesa gotica ristrutturata e prima dell’ intervento del XVII sec.). L’interno è ad aula unica con un bel soffitto ligneo con incastonate numerose tele. La fondazione è probabilmente del 1200 sul posto di un’altra più piccola basilica, forse del VII o VIII sec, rimaneggiata nel IX o X secolo, che a sua volta sorse sui resti probabilmente di un templio (si possono vedere le fondamenta sotto la sacrestia del Duomo), con fondazioni preromane e romane.

È documentata la sua costruzione o ampliamento nel 1317 in stile gotico (ne rimane un’ acquasantiera fissata a metà della parete meridionale). 

È collocato su una collina alta 36 metri, il sagrato è stato munito di cinta muraria nel 1696.

Sorge su 11 piloni ad arco che si costruirono in tre fasi, prima quelli centrali nel 1637, poi i posteriori, verso il campanile, e quindi gli ultimi due verso Miralonda nel 1804.

Sul versante sud ci sono pure i 6 arconi di sostegno, del XVII sec. 

Interno:

Oggi lo vediamo ristrutturato completamente nella prima metà dell’Ottocento su progetto dell’architetto triestino Giovanni Righetti. Ha una navata con profonda zona consacrata e altare in marmi policromi del tagliapietra piranese Gasparo Albertini (1788), sprofondato nell’abside. 

L’altare in questa sistemazione ha un notevole effetto visivo, ma è infelice per lo scopo per cui fu fatto. Lontano dai fedeli, il sacerdote rivolge le spalle, la sua voce si sente scarsamente attraverso il presbiterio. Per cui è stato posto un altro altare in legno, spostato alla fine dell’arco trionfale verso l’aula in zona centrale. Nel presbiterio ai lati, dalla volta a botte pendono due bei candelabri in argento del XVII sec. recentemente restaurati con i fondi degli Amici del tesoro di San Giorgio.

Sulla navata a sinistra una grande statua lignea policroma di San Giorgio che uccide il drago.

Di fronte, in una nicchia uguale la statua lignea di San Nicola.

A destra dell’altare principale un altare in marmo di Carrara e marmi policromi della Madonna del Rosario del 1723 opera di Paolo Groppelli, scultore e marmista veneziano molto attivo in Istria. Qui è stata trovata durante un sondaggio, ispezione dell’interno dell’altare, la cassetta in avorio e legno del X sec. che si trova al Museo Archeologico di Pola. Donata dai piranesi all’imperatore Francesco Giuseppe nel 1916, dopo la guerra fu restituita. Collocata più tardi nel museo archeologico regionale di Pola non è mai ritornata a Pirano.

A destra dell’altare principale c’è l’altare del SS. Sacramento, con una grande tela di anonimo. Sotto vi appare il panorama di Pirano. L’opera risale al XVI sec., notare la posizione del battistero e del campanile davanti alla chiesa. 

Nel Presbiterio a sinistra la grande tela con San Giorgio che protegge Pirano di Angelo de Coster (1680-1735), con panorama della città del 1706. Sulla destra Il miracolo della messa di Bolsena. Nell’abside a sinistra il Martirio di San Giorgio di Giovanni Pagliarini (1808-1878), è il quadro più grande posto in chiesa di tutta la Slovenia, misura 42 m2, a destra il grande crocifisso del XVI sec. di scuola tedesca, restaurato, si trovava in Battistero ed era proveniente dal Convento di San Bernardino. Il Monastero di San Bernardino fu chiuso ai primi del XIX sec. E, secondo una tradizione orale, il crocifisso fu gettato in mare. Galleggiò fino alle rive della città, dove venne raccolto e collocato in battistero. Circa una trentina di anni fa fu sottoposto ad analisi dettagliata.

Scendendo per una stretta via (via G. Garibaldi), si arriva in Piazza I maggio, precedentemente unica piazza della città, prima di piazza Tartini. Era detta Piazza vecchia e anche Piazza Portadomo. 

E’ particolare poiché dal 1776 contiene una grande cisterna sopraelevata sul livello della piazza, con un grande serbatoio, due vere da pozzo e un bello e ampio ripiano (purtroppo occupato dai tavoli di una trattoria). Aveva una capacità di quasi 400 mila litri. L’acqua si vendeva negli orari di una campana al mattino e alla sera. Fu dismessa dopo l’arrivo dell’acqua corrente nel 1935 (acquedotto istriano). 

Sul lato di una chiesetta di forme barocche (oramai sconsacrata) si entra nel Ghetto degli ebrei. uno dei pochi conservatisi in Slovenia, è una successione di tre piazzette. Su una delle porte c’è anche la stella di Davide. Nella piazzetta centrale una scultura di Janez Lenassi che ricorda il luogo della cisterna del ghetto. 

Gli ebrei sono registrati e presenti a Pirano prima del 1300. Ma già nel 1700 si convertono quasi in massa al cattolicesimo assumendo i nomi dei propri protettori, padrini, ricchi e nobili cattolici. In genere svolgevano varie professioni. Si dedicarono al prestito di denaro quando soppiantarono i fiorentini e altri immigrati dalla Toscana e dal Centro Italia e dal Veneto nel XIV e XV sec. Gli ebrei piranesi erano aschenazi, provenivano dalla Stiria, dalla Baviera e dal centro Europa. 


Teatro Tartini

Ai piedi del molo grande si trova il teatro Tartini che il 27 marzo del 2020 compirà 120 anni. Fu progettato dall' architetto Gioacchino Grassi di Trieste, che però rinunciò all'incarico per i troppi impegni e lo passò all'architetto Giacomo Zanmattia suo collega e amico, della medesima scuola funzionalistica di Otto Wagner di Vienna. Le pitture interne e le decorazioni sono del pittore friulano Napoleone Cozzi, una delle poche sue opere conservatesi e perciò particolarmente importanti. Sul soffitto Napoleone Cozzi ha rappresentato le 9 muse figlie di Zeus e Mnemosine.

Ornamenti tipici della secessione viennese: festoni, ghirlande, elementi floreali stilizzati, l’eleganza delle figure, decorazioni dorate come il nome Tartini, le decorazioni a stucco e oro, il lampadario. Conducono ai doppi palchi tre rampe di scale in bella pietra bianca. Può accogliere 263 spettatori.


Opera di Lojze Spacal

Sopra la porta della platea, nel foyer, una composizione con bassorilievo ligneo dipinto rappresenta il motivo delle barche appese caratteristiche della zona di Salvore. Opera di Lojze Spacal (Trieste 1907 - 2000). Nel 1930 venne condannato al confino in Basilicata per attività antifascista. Qui scoprì la sua vocazione di artista. Si laureò a Venezia nel 1937 e già nel 1944 ebbe la sua prima personale. Nel 1948 partecipò alla Biennale di Venezia e dieci anni dopo vinse alla Biennale il Gran premio per disegnatore e incisore, nel 1959 vinse il 2o premio della biennale di Lubiana per l’arte grafica, ebbe il San Giusto d’oro nel 1977 e un museo nel castello di San Daniele (SLO) nel 1998.


Daniela Paliaga

Statua Tartini

Casa veneziana

Casa natale di Tartini

Chiesetta di San Pietro

I Pili portabandiera

Convento di San Francesco

Santa Maria della Neve

Campanile

Ghetto degli Ebrei

Ghetto degli Ebrei

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