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Emanuele Zanon di Regione Futura alla manifestazione Coldiretti a Trieste: vicinanza e supporto agli imprenditori agricoli provati all'emergenziale proliferazione di cinghiali


“Vicinanza e solidarietà ai coltivatori esasperati dalla proliferazione esponenziale di ungulati anche in pianura”commenta il Consigliere Emanuele Zanon, rappresentante di Regione Futura in Consiglio Regionale che ha partecipato alla manifestazione organizzata anche a Trieste dalla sezione regionale di Coldiretti.

“Il fenomeno sta ‘soffocando’ gli agricoltori, gli attuali piani di prelievo e calendari venatori non sono ancora sufficienti ad arginare il fenomeno” prosegue Zanon più volte intervenuto sulla questione su sollecitazione degli agricoltori ed operatori di filiera del territorio.

Una situazione, secondo il Consigliere di Regione Futura, che necessita di una riflessione: “Quest’anno l’anticipazione dell’apertura della caccia,sebbene prevista, purtroppo non si è del tutto concretizzata per ragioni procedurali. Rimangono irrisolti alcuni nodi che derivano dalle prassi e tempistiche di adesione alla campagna di abbattimento da parte delle singole Riserve. Per risolvere questo annoso problema servono azioni incisive affinché l'anticipazione formale del calendario si concretizzi così da arginare la velocità di riproduzione dei cinghiali”spiega Emanuele Zanon a supporto delle richieste avanzate da Coldiretti (che stima in Fvg la presenza di oltre 20mila esemplari), ovvero la modifica della norma statale volta a semplificare e rafforzare gli interventi di controllo e contenimento della specie, nonché la necessità di interventi per la regolamentazione dell’attività di prelievo venatorio.

Agire su questo fronte “significa intervenire per la tutela del territorio, delle attività agricole, dell’ecosistema, non da ultimo per promuovere la sicurezza stradale, poiché la massiccia presenza di cinghiali ha provocato diversi incidenti stradali”aggiunge l’esponente di Regione Futura.

“La sovrappopolazione di questa specie di ungulati ha effetti diretti su tutto il comparto agricolo della coltivazione del mais ma non solo, e di conseguenza anche sulla filiera della macinazione”conclude Emanuele Zanon sottolineando come il danno per gli agricoltori è duplice in quanto la distruzione delle nuove semine implica da un lato l’aumento dei costi(poiché vanifica l’investimento, costringe a nuove semine e talvolta alla realizzazione di recinzioni o presidi di protezione) dall’altro comporta il depauperamento della produzione perché seminare in una fase successiva dell’anno significa che la qualità della coltivazione diminuisce e il prodotto finale non è più destinabile al consumo umano, creando così un ulteriore disvalore”.


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