Giovedì 5 dicembre nel Bastione Fiorito del Castello di San Giusto si è svolta la conferenza stampa di presentazione della mostra “Verso le vette. L'alpinismo a Trieste”, che sarà inaugurata per il pubblico alle ore 16 della medesima giornata odierna.
Sono intervenuti Giorgio Rossi, assessore alle Politiche della Cultura e del Turismo; Stefano Bianchi, responsabile di Posizione Organizzativa Musei Storici; Piero Mozzi, presidente Associazione Cai XXX Ottobre; Marinka Pertot, presidente Slovensko Planinsko Društvo Trst - SPDT; Mario Privileggi, presidente Società Alpina delle Giulie - Sezione di Trieste del Cai; Anna Krekic, conservatore del Castello di San Giusto e della Risiera di San Sabba, ideatrice e curatrice della mostra; Flavio Ghio, alpinista, scrittore e co-curatore della mostra.
L'ASSESSORE GIORGIO ROSSI: “A TRIESTE STIAMO COSTRUENDO UN'OFFERTA REALTÀ CULTURALE CHE CI SOPRAVVIVERÀ”
“Sono orgoglioso del fatto che il personale del mio Assessorato, di concerto con gli attori cittadini, sta costruendo a Trieste un'offerta culturale che sopravviverà alla mia esperienza istituzionale”, ha dichiarato l'assessore Giorgio Rossi: “Questa mostra s'inserisce nella rinascita del Castello di San Giusto, in corso da quando questi spazi, precedentemente gestiti da soggetti esterni, sono stati presi in mano dal personale dei miei Uffici, in cui ho estrema fiducia. In Istria i miei nonni, pescatori, andavano a portare il pesce nel paese dei nonni di Fulvio Tomizza. Quel mondo umile è vissuto in armonia fino a quando è stato distrutto dalle tragedie politiche del '900. Nato nel 1947, io ho avuto la fortuna di assistere in prima persona alla ricostruzione, anche morale, dell'Italia dopo la tragedia della Seconda guerra mondiale. Sono un fiero triestino d'adozione, fuggito esule dalla Jugoslavia”.
Ha continuato l'assessore Giorgio Rossi: “Il secondo dopoguerra era anche l'epoca delle grandi avventure. Gli oceani erano solcati dai più grandi transatlantici del mondo, edificati nei cantieri di Trieste, Monfalcone e Genova. Il batiscafo Trieste scendeva per la prima volta nella fossa delle Marianne, e una spedizione alpinistica guidata dal Friuli Venezia Giulia compiva la conquista italiana del K2, con il contributo degli straordinari personaggi dell'alpinismo triestino. Oggi il dottor Stefano Bianchi, la dottoressa Anna Krekic e i tanti giovani dipendenti comunali hanno il compito di costruire il futuro della cultura a Trieste, restituirla ai cittadini, e tradurre tutte le esperienze del nostro comune passato in elementi positivi. Esempio di tale lavoro è questa mostra, che è iconica, sono esterrefatto, mi complimento sinceramente. A Trieste nel 2024 si è registrato il record di 1,5 milioni turisti nel 2024. Questa crescita richiede impegno e attenzione, per offrire ai visitatori servizi e qualità invece che un turismo di massa. Per fare ciò servono le persone giuste e sono convinto che quelle che lavorano per il mio Assessorato lo siano. Quanto realizzato al Bastione Fiorito incarna in questo senso il mio desiderio come assessore e cioè qualità, impegno, collaborazione”.
LO SPIRITO DELLA MOSTRA
Curata da Anna Krekic (conservatrice del Castello di San Giusto e della Risiera di San Sabba) e Flavio Ghio(alpinista e scrittore) avvalendosi della collaborazione e della consulenza scientifica di numerosi studiosi ed esperti, l'esposizione racconta la storia dell'alpinismo a Trieste attraverso i suoi principali protagonisti, dalla fine dell’Ottocento al secondo dopoguerra e oltre.
“Si tratta della terza mostra in questo spazio rinnovato l'anno scorso”, ha specificato il responsabile dei Musei Storici Stefano Bianchi: “Dopo quella sulla fantascienza con la Cappella Underground e quella sull'anniversario dell'Università di Trieste. È inoltre la prima mostra in tale contesto completamente fatta in casa, con collezioni civiche e private”.
Nel coinvolgere diversi Musei Civici (d’Arte Orientale, di Storia Naturale, della Risiera di San Sabba, del Risorgimento e altri) la mostra illustra infatti la ricchezza delle collezioni cittadine e le loro molte possibili connessioni.
“Molti privati inoltre hanno messo a disposizione beni personali, cui sono legati affettivamente, come ad esempio lo zaino di Mario Mauri”, ha specificato la curatrice Anna Krekic: “Ci sono anche beni provenienti dalla collezione Marussi dell'Università di Trieste. Numerosi enti, istituzioni, esperti che hanno offerto consulenze scientifiche hanno contribuito alla mostra”.
IL K2 E TRIESTE
Intitolata “Il K2 e Trieste”, la prima sezione della mostra è dedicata al 70° anniversario della conquista italiana della seconda montagna più alta del mondo, avvenuta il 31 luglio 1954, stesso anno del ritorno di Trieste all'Italia, nell’ambito della spedizione guidata dal friulano Ardito Desio, cui partecipò anche lo scienziato triestino Antonio Marussi, gigante della geodesia, fondatore dell’Istituto di Geodesia e Geofisica dell’Università di Trieste e per molti anni docente nell’Ateneo triestino.
La storica impresa viene raccontata con l'approccio interdisiplinare e con la pluralità di linguaggi che contraddistinguono l’intera mostra. I numerosi reperti archeologici, beni naturalistici, documenti, cimeli della spedizione, fotografie, strumenti scientifici provengono dai Musei Storici, Artistici e Scientifici del Comune di Trieste, da prestatori privati e da altre istituzioni pubbliche, quali lo smaTS-Sistema Museale dell’Ateneo di Trieste, il Museo Friulano di Storia Naturale di Udine (Archivio Ardito Desio), il Museo Nazionale della Montagna “Duca degli Abruzzi” - CAI Torino, oltre che dalle tre associazioni alpinistiche partner della mostra. Infografiche e filmati storici (Teche Rai e Cineteca di Bologna) arricchiscono il percorso espositivo.
L'ALPINISMO A TRIESTE E LE DONNE
Dallo spunto di interesse nazionale e dal suo riverbero locale prende le mosse la seconda sezione della mostra, intitolata “L’alpinismo a Trieste” la cui storia, affascinante e molto peculiare, si svolge lungo quasi un secolo sullo sfondo delle complesse vicende di Trieste e del confine alto-adriatico. Il racconto proposto non è antologico ma si dipana attraverso alcune figure-chiave di alpinisti, scelte per le loro unicità, capacità di rappresentare un’epoca e soprattutto di imprimere delle svolte significative nel modo di interpretare e vivere l’alpinismo.
Da Julius Kugy e Vladimir Dougan a Napoleone Cozzi, Emilio Comici, Guglielmo Delvecchio, Enzo Cozzolino, Bianca Di Beaco, Tiziana Weiss e molti altri, il ricco percorso espositivo si snoda attraverso opere d'arte, immagini, attrezzature alpinistiche, filmati, documenti d'archivio, cimeli, beni naturalistici, appunto provenienti dalle collezioni civiche, dalle raccolte delle tre società alpinistiche triestine che collaborano alla mostra, da varie istituzioni italiane e da numerosi prestatori privati.
Una parte della mostra, come sottolineato dalla curatrice Anna Krekic, è dedicata nello specifico alle “donne di roccia” e cioè alle molte alpiniste che hanno contribuito a scrivere la storia di questa disciplina.
Multidisciplinare ed eterogeneo, il percorso offre spunti nei più vari campi, dalla botanica alla letteratura e all’arte figurativa (fra i dipinti, opere di Ugo Flumiani e Napoleone Cozzi), dalla tecnica di arrampicata alla costruzione dei rifugi e alla maestosa bellezza delle montagne, prime fra tutte le Alpi Giulie.
LA STORIA DI TRIESTE
“Scopo della mostra è quello di esplorare la storia non solo dell'alpinismo giuliano ma anche di Trieste da un punto di vista originale e insolito, in linea con il programma scientifico degli eventi espositivi al Bastione Fiorito, che osservano la storia del nostro territorio da lenti sempre diverse”, ha detto la curatrice Anna Krekic: “Con le loro biografie e imprese, le personali visioni e modi di interpretare e affrontare la parete, gli alpinisti raccontati in mostra lasciano intravedere l’epoca in cui sono vissuti. Le loro storie individuali, stagliate sullo sfondo della roccia, sono capaci di riflettere la storia collettiva di Trieste, una città sempre al confine, che nel corso del Novecento ha vissuto cambiamenti enormi e spesso drammatici”.
Se Julius Kugy rappresenta la Trieste asburgica e il relativo punto di vista sulla Grande Guerra e sulla fine dell’Impero austro-ungarico, il pittore-atleta Napoleone Cozzi incarna l’irredentismo e l’aspirazione all’annessione di Trieste all’Italia, soddisfatta con l’esito del conflitto.
Il ventennio fascista è attraversato dal mito Emilio Comici fino alla sua prematura morte nel 1940, mentre la Seconda guerra mondiale e l’occupazione nazista sono illustrate dalle biografie dei Bruti di Val Rosandra. A uno di loro, Guglielmo Delvecchio, spetta il compito di traghettare la figura di Comici nel complicato dopoguerra triestino.
Una nuova epoca, dalla fine degli anni ’60, è segnata dalle personalità intense di Enzo Cozzolino e Tiziana Weiss, quest’ultima con Bianca di Beaco fulgido esempio della folta schiera di donne alpiniste triestine. Vanno infine in direzione dell’età contemporanea le imprese di Mauro Bole, Giorgio Ramani e Andrea Varnerin.
Ha concluso il co-curatore Flavio Ghio: “La mostra riesce a spazializzare il tempo. Seguendo il percorso si attraversano diversi momenti storici. I protagonisti dell'alpinismo triestino, tra i quali svetta Emilio Comici, sono come direttori d'orchestra che dirigono 3 movimenti, e cioè l'alpinismo delle montagne, quello degli ardimenti e quello delle performance. Ma non dimentichiamo che questi movimenti non sarebbero stati possibili senza tutti i musicisti”.
ORARI, INFO TECNICHE E CONTATTI
La mostra è visitabile fino all’8 giugno 2025 nei seguenti orari: 10-17 da martedì a domenica fino al 31 marzo; 10-19 tutti i giorni dal 1° aprile. L'Ingresso è incluso nel biglietto del Castello di San Giusto.
La mostra sarà accompagnata da un calendario di eventi collaterali, in corso di preparazione, così come è prevista a breve la pubblicazione del catalogo.
Castello di San Giusto (piazza della Cattedrale 3, Trieste)
www.castellodisangiustotrieste.it
castellosangiusto@comune.trieste.it
+39 040 309362
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