Diocesi di Trieste


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Cerimonia commemorativa a Basovizza:
l'intervento del Vescovo Trevisi


Perché trovarci ancora a fare memoria dei quattro antifascisti sloveni (Ferdo Bidovec, Fran Marušič, Alojz Valenčič e Zvonimir Miloš) uccisi il 6 settembre 1930?

1. Perché l’ansia di Giustizia ci accomuna. Non ci rassegniamo di fronte al male: urla dentro di noi il dovere della Giustizia. Chi è credente si rivolge a Dio proprio per essere forte e coraggioso contro le ingiustizie e perseverante nella costruzione di un mondo più giusto.

2. Perché la Libertà è ciò che ci fa uomini, e per i credenti è segno che siamo a immagine di Dio. La libertà è un bene prezioso da tutelare e da promuovere, per noi e per le nuove generazioni.

3. Perché la Giustizia e la Libertà sono sempre conquiste fragili, per certi versi sempre difettose, che vanno continuamente riconquistate, ogni giorno.

Il papa a Trieste il 7 luglio ha usato l’immagine del cuore per parlare della democrazia, di un cuore ferito e di un cuore risanato. Ha detto: 

“Ogni volta che qualcuno è emarginato, tutto il corpo sociale soffre. La cultura dello scarto disegna una città dove non c’è posto per i poveri, i nascituri, le persone fragili, i malati, i bambini, le donne, i giovani, i vecchi. Questo è la cultura dello scarto. Il potere diventa autoreferenziale incapace di ascolto e di servizio alle persone…”.

E poi denuncia l’indifferenza, chiamandola “cancro della democrazia”. Noi siamo qui perché non vogliamo essere indifferenti verso chi soffre, è oppresso, è escluso. E insieme vogliamo svegliare chi è caduto nella gravissima malattia dell’indifferenza.

E poi il papa ha incoraggiato a partecipare, “affinché la democrazia assomigli a un cuore risanato. … E per questo occorre esercitare la creatività. Se ci guardiamo attorno, vediamo tanti segni dell’azione dello Spirito Santo nella vita delle famiglie e delle comunità”: c’è tanto fermento positivo nelle nostre comunità. E anch’io incoraggio a moltiplicare le forme della partecipazione e corresponsabilità in vista del bene comune e della giustizia.

Ecco perché noi siamo qui: per far fiorire una fraternità, per coltivare, come ha detto il papa, “il coraggio di pensarsi come popolo. Ci vuole coraggio per pensarsi come popolo e non come io o il mio clan, la mia famiglia, i miei amici…”. “Appassioniamoci invece al bene comune…”.

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