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Mind the Gap a Casa Cavazzini esplora
"L'immagine dell'altro"

Quali sono i condizionamenti che, consapevolmente o inconsapevolmente, ci portano a costruire un'opinione su qualcosa o qualcuno? In sintesi, come si costruisce nelle nostre menti l'immagine “dell'altro”? È partendo da questa domanda che si sviluppa l'ottava edizione di Mind the Gap, progetto dedicato alle arti visive, avviato da Altreforme nel 2017 e promosso in collaborazione con diverse realtà culturali e istituzionali della regione. Un progetto che, ispirandosi alla figura di Franco Basaglia, esplora il concetto di cultura come strumento per attivare persone, comunità e territori.

“Il progetto Mind the gap, dedicato a Basaglia – spiega la presidente di Altreforme, Augusta Eniti –, nasce con due obiettivi principali: da un lato fare ricerca sulle pratiche artistiche contemporanee e dall'altro rendere porosi gli steccati tra discipline, aprendo spazi di riflessione comuni sulle questioni che sono appannaggio di tutti. Oggi abbiamo specializzazioni culturali alte, che nessuno di noi può frequentare tranquillamente, ma ciò che si è perduto è il senso unitario della cultura. In questo senso l’arte è un dispositivo straordinario, è parte attiva di un’impresa comune, poiché ha un carattere eminentemente formativo”.

“Mind the Gap -commenta l'assessore comunale alla Cultura, Federico Pirone – è una frase molto semplice che ci ricorda come il vuoto faccia parte della nostra esistenza, e come la distanza dagli altri, il gap appunto, faccia correre il rischio di caderci quotidianamente. Una carenza di comunicazione, un vuoto che crea un senso di incompletezza, una mancanza di significato, un’insoddisfazione costante nella società contemporanea. Proprio giocando e riflettendo su queste tensioni intellettuali, da diversi anni “Mind The Gap” è anche il titolo di una manifestazione dedicata alle arti visive contemporanee che trova sede nella nostra città e nel nostro territorio, grazie alla sensibilità culturale della cooperativa Altreforme. L’arte spesso prende forma e senso dalla nostra vita quotidiana e ha la capacità di decostruire la realtà per immaginarne una nuova. Sono molto soddisfatto che in questa ottava edizione Mind the Gap possa approdare a Casa Cavazzini, che ne sarà in qualche modo il fulcro, senza dimenticare le collaborazioni artistiche pensate per le scuole, i percorsi formativi e gli incontri di approfondimento organizzati a latere. Siamo convinti che non solo un museo come Casa Cavazzini, ma in generale una città come Udine debba sostenere, accogliere, stimolare e generare occasioni per riflettere, intelligentemente provocare e aumentare la consapevolezza di ciò che stiamo vivendo, sicuri che le persone attive e coinvolte siano il motore per far crescere il senso critico della cittadinanza”

L'ottava edizione

La nuova edizione, dal titolo “Come costruisci le immagini dell’altro?”, compie un passo importante in termini di crescita e istituzionalizzazione grazie a una prolungata mostra in sede museale, a cura di Lorenzo Lazzari, che sarà visitabile dal 14 dicembre 2024 al 16 marzo 2025 a Casa Cavazzini, Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Udine. Un percorso espositivo, che sarà inaugurato venerdì 13 dicembre alle 18 e che mette in relazione cinque opere film e video di altrettanti artisti internazionali per esplorare come la cultura occidentale abbia costruito l’immagine dell’alterità.

Mind The Gap, oltre alla mostra, non intende rinunciare all'ormai consolidata presenza capillare e diffusa sul territorio regionale e su aree urbane periferiche, affiancando all’evento espositivo un denso programma di laboratori artistici partecipativi per le scuole, percorsi formativi e incontri divulgativi e di approfondimento interdisciplinare, che coinvolgeranno non solo gli artisti in mostra ma anche una serie di relatori provenienti da Università e Istituzioni culturali per affiancare alla prospettiva artistica conoscenze di tipo storico, sociologico, scientifico e filosofico. Si aggiunge al percorso espositivo e divulgativo “Mind the Border”, un inedito progetto di residenza d’artista centrato su Gorizia/Nova Gorica, che nel 2025 saranno congiuntamente Capitale Europea della Cultura.

La mostra a Casa Cavazzini

L'esposizione, prodotta da Altreforme in collaborazione con il Comune di Udine - Civici Musei di Udine, come anticipato, mette in relazione tra loro a Casa Cavazzini cinque opere di artisti internazionali, le cui creazioni sono state ospitate nei più importanti musei di tutto il mondo: Invernomuto (Italia), Gelare Khoshgozaran (Iran), Little Warsaw (Ungheria), Stefan Kruse Jørgensen (Danimarca) ed Eleonora Roaro (Italia). L'opera di Caterina Erica Shanta (Italia) sarà invece proiettata al Cinema Visionario in un evento dedicato il 23 gennaio. “L’intento – spiega il curatore Lorenzo Lazzari – è quello di sollevare domande proprio sui modi in cui costruiamo le immagini con le quali sovrascriviamo i desideri, le istanze, le culture e i corpi. In particolare, alcune modalità con le quali la cultura occidentale ha costruito, nella storia recente e non solo, l’immagine dell’alterità, ai fini di legittimare il dominio coloniale anche attraverso storia dell’arte, salute mentale, progresso tecnologico, cinema e nuovi media”.

Il titolo della mostra prende spunto da un’operazione concettuale di Alfredo Jaar. Nel 2013 l’artista cileno risignificò la citazione del fotografo statunitense Ansel Adam «You do not take a photograph. You make it» (Non prendi una fotografia. La fai), stampandola in multipli di grande formato che il pubblico poteva prendere e portare con sé. Questa azione completava l’opera di Jaar evidenziando la differenza tra take (prendere) e make (fare). Ogni immagine non è infatti un semplice ritaglio di mondo, ma una sua determinata concezione, e tutto ciò che sta al suo interno, che prendiamo spesso come dato, è invece costruito.

L'esposizione, come detto, sarà inaugurata venerdì 13 dicembre alle 18 e sarà aperta al pubblico dal 14 dicembre 2024 al 15 marzo 2025 secondo gli orari di apertura del Museo (da martedì a domenica dalle 10 alle 18. Chiuso il lunedì).

Le opere

Autore: Invernomuto

Opera: MALÙ – Lo Stereotipo della Venere Nera in Italia [censored], 2015

Video HD, colore, suono, 30' 8''

Partendo dagli esiti delle Guerre napoleoniche, passando dalle esibizioni della cosiddetta “Venere ottentotta” nel XIX secolo, ma anche per il colonialismo fascista in Abissinia, il cinema e la televisione italiana dagli anni Sessanta in poi, e arrivando quindi allo scandalo “Rubygate”, l’opera analizza la costruzione dell’immagine del corpo nero femminile nella società italiana. Molte delle immagini che si osservano sono found footage prese dai film Mondo Movie, un genere pseudo-documentario che proponeva, fra gli anni Sessanta e Settanta, rappresentazioni di realtà esotiche volutamente messe in scena per generare scandalo e voyeurismo fra gli spettatori. Attraverso il montaggio critico, Invernomuto restituisce queste immagini nella forma di un video-saggio che evidenzia il perpetuarsi nelle decadi di stereotipi collettivi razzisti di matrice coloniale. Il titolo dell’opera fa riferimento al noto dessert Coppa Malù, che negli anni Ottanta veniva promosso tramite la fotografia di un corpo nero femminile nudo con della panna posata sul braccio.

Autore: Gelare Khoshgozaran

Opera: The Retreat, 2023

Film 16mm trasferito in video 4K, colore, suono, 21' 30''

Il film è l’esito del “ritiro d’esilio” che l’artista ha condotto insieme a sette partecipanti, reclutati tramite un’open call indirizzata a persone il cui ritorno nel paese d’origine è impedito per cause politiche o per altre circostanze. Presso Monistrol-d'Allier, nel sud della Francia, il gruppo ha riflettuto collettivamente sulle relazioni tra salute mentale ed esperienza d’esilio o ricerca di asilo politico. Un punto di riferimento per l’organizzazione del ritiro è stata la vicina esperienza dell’ospedale psichiatrico di Saint-Alban-sur-Limagnole, dove negli anni Quaranta lo psichiatra catalano Francesc Tosquelles, in fuga dal regime di Franco, aveva avviato un’esperienza “anti-concentrazionista”, rompendo le gerarchie fra pazienti, medici e comunità locale, ma anche facendo sì che l’ospedale divenisse rifugio per perseguitati politici. Nell’opera di Khoshgozaran, l’idea di ritiro apre alla possibilità di considerare l’esilio come uno spazio di solidarietà transnazionale, includendo la persona in esilio in quanto produttrice di conoscenza, disattivando quindi l’immagine che la rende una sorta di boogeyman.

Autore: LITTLE WARSAW

Opera: The Body of Nefertiti, 2003

Film 16mm trasferito in video, colore, muto, 21' 8''

Il film documenta l’operazione effettuata in occasione di un progetto realizzato per la 50. Biennale di Venezia, ovvero il posizionamento del noto busto della regina Nefertiti su un corpo realizzato dal duo di artisti Little Warsaw. Il solo busto, scoperto all’inizio del XX secolo e tuttora conservato al Museo egizio di Berlino, è stato nel tempo assorbito dalla cultura europea che lo ha trasformato in un modello di bellezza assoluto, pur di fatto non avendo Nefertiti nulla a che fare con la cultura e la storia europea. Il corpo realizzato da Little Warsaw era invece estraneo a un modello di bellezza femminile idealizzato e si fondava su basi realistiche, come età e stile di vita. Durante la sua esibizione, questa scultura non consona alla rappresentazione canonica della storia dell’arte creò scandalo fra le istituzioni egiziane, evidenziando quanto l’idealizzazione di un corpo sia al centro di un’egemonia culturale che passa per l’esotismo, il turismo, il colonialismo e la museologia.

Autore: Stefan Kruse

Opera: The Migrating Image, 2018

Video HD, colore, suono, 28' 41''

Nella forma di un documentario ibrido, quest’opera si addentra in modo inconsueto nelle narrazioni della cosiddetta “crisi migratoria” che nel 2015 ha investito l’Europa. Partendo dalle modalità tecniche con cui le rappresentazioni mediatiche dei migranti sono state costruite, l’artista sceglie di non riflettere sulla crisi in quanto tale, ma sulla produzione delle immagini intorno ad essa. Chi ha prodotto quelle immagini e per chi? Chi le ha manipolate? Chi le ha diffuse? Hanno cambiato la nostra percezione del fenomeno migratorio? Ne esistono altre al di fuori di quelle che osserviamo nei media ufficiali? Attraverso sette capitoli corrispondenti ad altrettanti diversi produttori di immagini – dalla singola persona all’entità governativa – l’opera di Kruse Jørgensen pone queste domande e ci guida in quella moltitudine di rappresentazioni che, nel loro circolare indefinitamente, spesso hanno perso ogni riferimento al contesto d’origine.

Autore: Eleonora Roaro

Opera: FIAT 633NM, 2021

Loop video HD, b/n, suono, 4' 10''

L’opera mette in sequenza cinquantadue fotografie del 1937-38 appartenute al bisnonno dell’artista, che ritraggono momenti del colonialismo italiano nell’attuale Etiopia. A far da cornice ai gruppi di coloni e colonizzati, è sempre presente un autocarro FIAT, specialmente il 633NM. L’ossessione fotografica per i trasporti era funzionale alla propaganda fascista, che legittimava la violenza coloniale promuovendo un apporto di modernità ai territori occupati. Questi erano considerati paesaggi vergini da conquistare, come evidenziato nel secondo livello dell’opera, il quale è costituito da ingrandimenti di cartoline panoramiche dei deserti etiopi: ritrovate sempre nell’archivio del bisnonno, rivelano lo sguardo colonizzatore del fotografo. La traccia sonora che accompagna lo scorrimento di questi panorami recupera una registrazione propagandistica dell’Istituto Luce, dove si ascoltano i soldati eritrei di Monte Sacro omaggiare Mussolini, intervallando un canto amarico a «Duce!», «Viva l’Italia!», «Viva il Re!».

Mind The Border

Collegato al programma espositivo e divulgativo principale, quest'anno Altreforme propone anche “Mind the Border”, progetto di residenza d’artista a Gorizia/Nova Gorica volto alla produzione di una nuova opera di videoarte. L'artista professionista selezionata per la prima edizione è la svizzera Anouk Chambaz (Losanna, 1993).

Mind the Border nasce con l’obiettivo di indagare il confine non come limite di separazione tra due identità nazionali, italiana e slovena, ma come luogo di incontro e convivenza permanente per persone provenienti da moltissime nazioni del mondo. In questo senso Gorizia, con la sua storia contraddistinta da una complessità etnica, linguistica, religiosa e sociale, incarna un’unicità, una peculiarità che può farsi emblema di situazioni globali. L’opera che sarà realizzata si pone l’obiettivo di rappresentare in modo poetico, non documentaristico, questa complessità.

Il progetto prevede inoltre degli incontri e momenti divulgativi e formativi, grazie alla collaborazione con le principali sale di diffusione della cultura cinematografica in Regione: Kinemax a Gorizia, Cinemazero a Pordenone e Visionario a Udine, nonchè con la New Media School of Arts dell’Università di Nova Gorica.

Credits

Mind The Gap è un progetto finanziato dalla Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia e dal Comune di Udine, con il supporto di Fondazione Friuli, Fondazione Pietro Pittini, Boato International, Legacoop Fvg. Con il patrocinio e la collaborazione dell’Università degli Studi di Udine, Università Iuav Venezia, Master Moving Images. Sostengono il progetto come partner operativi: Agorè Associazione di Promozione Sociale (GO), Adriatico Book Club (VE), Associazione Etrarte (UD), Ater (UD), Centro Espressioni Cinematografiche (UD), Cinemazero (PN), Cooperativa Aracon (UD), Enfap FVG (GO) Fondo per l'Audiovisivo FVG (UD), Lago Film Fest (TV), Liceo Caterina Percoto (UD), Young for Fun (GO).


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